lunedì 8 aprile 2013

Con la testa fra le nuvole 4° capitolo

Siamo giunti in fretta al quarto capitolo!
Questo è dedicato proprio ai passeggeri e spero che pochi di voi si riconoscano in questi cliché!
Il passeggero è, come il meteo, l'incognita di ogni viaggio ed anche il bello ed il brutto di questo lavoro! 
Senza di loro noi non esisteremmo, con loro a bordo, noi spesso impazziamo! 
Leggete e rideteci sù! :-)



Con la testa fra le nuvole

Capitolo quarto

Che dire di voi, Signori passeggeri?
Gioia e tormento di noi hostess?!
Tutti presi dai vostri pensieri spesso dimenticate persino di salutarci ma non scordate mai di impuntarvi su qualche richiesta astrusa.
Eppure sarebbe semplice andare d’accordo con noi assistenti di volo e qualche suggerimento potrei darvelo io stessa.
Il rispetto innanzi tutto!
Anche noi, spesso, abbiamo i nostri pensieri, abbiamo problemi che ci tormentano la mente o magari semplicemente i piedi che non vogliono più rimanere nelle scarpe…ma non manchiamo mai di accogliervi con un sorriso ed accudirvi al meglio durante tutto il volo.
Così non negateci uno sguardo amichevole o un saluto cortese scendendo dal nostro aereo: per noi è importante!!!
Il briefing di sicurezza è un momento serio e a voi in fondo si richiedono solo pochi minuti di attenzione…ed invece davanti a me vedo solitamente solo una fitta foresta di giornali.
Capisco che di volo in volo abbiate ormai imparato tutto ma …siete sicuri?...proprio tutto?...
Devo talvolta trattenermi dalla voglia matta di fare qualche boccaccia o qualche gesto strano: sono quasi certa che nessuno se ne accorgerebbe!
Nel caso di ritardi o piccoli contrattempi poi date il peggio di voi stessi.
È vero che la hostess rappresenta la compagnia ma è pur vero che la sua vita si svolge da eterna passeggera.
Da quando saliamo sull’aereo a quando finalmente ne discendiamo, dopo l’ultimo volo della giornata, noi si rimane costantemente a bordo, salvo scendere per un veloce caffè o per comprarci qualcosa di più sfizioso dell’insipido pasto di bordo.
Non è colpa nostra se lo scalo ha deciso di imbarcarvi troppo presto e siete costretti ad attendere sul autobus che le operazioni di transito previste ( pulizie, cambio catering, controlli di sicurezza) siano portate a termine.
Non è colpa nostra se qualcuno degli operatori dello scalo tarda a fornirci i suoi servizi.
E non è colpa nostra se il tempo è brutto o se l’area aeroportuale è particolarmente trafficata e si è impossibilitati a decollare o atterrare all’orario stabilito. Che poi, alla fine, non siete mai contenti: se arriviamo tardi è perché vi hanno dovuto aspettare…ma se arriviamo prima è perché dovrete aspettare voi…!
Allora Signori miei, siate cortesi …non strillateci addosso, non rivolgetevi a noi con toni polemici e maleducati.
Purtroppo ogni ritardo, ogni imprevisto tocca voi quanto noi, che dovremo fare le corse fra un volo e l’altro, che dovremo magari saltare il pranzo, che arriveremo magari un’ora più tardi a posare le stanche ossa.
Alla fine la nostra è una vitaccia…sempre in piedi, spesso con le gambe gonfie e sotto il sorriso più affabile la smorfia di dolore per il piede pesto. Mangiamo come i cavalli, soventemente con in mano un panino e l’altra impegnata a sistemare chissà cosa. Ingurgitando le pietanze perché l’appetito c’è ma il tempo manca…
Pioggia, freddo e noi con quell’elegante giacchina verde, il fularino e le scarpe bagnate contenenti due pezzi di ghiaccio, che sono le nostre estremità; ma sempre sorridiamo.
Sole, caldo e ancora noi con l’elegante giacchina verde, il fularino che ci soffoca e la goccina di sudore che scende lentamente lungo la schiena; ma ancora sorridiamo.
Per l’assistente di volo, poi, la toilette è un optional!
Se riesci ad arrivarci ci sarà subito qualche altro bisognoso a bussarti alla porta; oppure proprio in quel momento il Comandante avrà la necessità di parlarti ed è certo che l’aereo incontrerà quel poco di turbolenza prevista, proprio quando la strada verso il bagno sembrava ormai libera…

Eppure amo il mio lavoro...mi piace fermarmi e chiacchierare del più e del meno con la signora, come con il bel giovanotto.
Mi piace scherzare ed essere di aiuto, mi piace essere professionale, ma portare in superficie un po’ di me stessa.
Il più bel complimento che mi è stato fatto?
Per il mio sorriso…un sorriso autentico, naturale, un sorriso di vero piacere…non forzatamente cortese.
Ed io aggiungo tante grazie al mio dentista!!

Il passeggero medio è poco duttile. Una volta assimilati determinati comportamenti diventa per lui difficile rielaborarli e adattarli alle diverse circostanze.
Così un passeggero viziato dal lungo raggio anche per un volo di mezz’ora sentirà il bisogno di togliersi le scarpe.
Il passeggero di business spesso salirà a bordo salutandoci e porgendoci la sua giacca, non realizzando forse che siamo lì per presenziare all’imbarco…non oso pensare che possa averci scambiato per un appendiabito!
Ecco allora la signora che, molto cortesemente, ancora con un piede sulla scaletta, domanderà la sua coppa di champagne prima del decollo…
Ci sono poi i passeggeri che proprio non si rendono conto della tempistica di un volo.
Sono quelli che in fase di atterraggio o decollo sentiranno la necessità di recarsi alla toilette o quelli che, a carrello d’atterraggio aperto, ti chiederanno se è ancora possibile avere quel tè che pocanzi avevano rifiutato con disinteresse.
E infine quelli che non capirò mai: coloro che, guardando il carrello con tutte le bibite esposte, ti chiederanno cosa ci sia da bere e dopo aver ascoltato l’elenco completo, se ne usciranno dicendo:
"Beh, allora solo un bicchiere d’acqua non gasata…"
Che cosa desiderassero di speciale rimarrà per me sempre un mistero!

Una parola va spesa per tutti quei passeggeri che hanno paura di volare e che soffrono di mal d’aria.
Provo molta tenerezza per queste persone.
Chi ha paura di volare generalmente lo palesa quasi subito: è agitato, qualche volta suscettibile e irritato, mostra dispiacere per l’aereo e per il posto assegnatogli.
Poi confesserà che è la prima volta che vola o che volare lo spaventa a morte e tu potrai semplicemente assicurargli che non ha nulla da temere e che in ogni caso sarai sempre a sua disposizione.
Ci sono persone veramente sgomentate dall’idea di volare; esse hanno bisogno di tenerti la mano,di averti lì vicino perché tu possa spiegare loro ogni movimento e rumore dell’aereo; ad ogni cambiamento di moto o altitudine cominciano a tremare come foglie, poi si riprendono e si scusano per la loro debolezza, per tornare ancora a tremare e rannicchiarsi come cuccioli indifesi.
Anche chi soffre l'aereo ha un po' lo stesso comportamento, si sente a disagio e si scusa per il fatto di essersi sentito male. Ora ammetto che assistere un passeggero che è stato male di stomaco non sia la cosa più piacevole del mondo, ma vorrei anche tranquillizzare queste persone sul fatto che sia normale o almeno possibile trovarsi in una situazione del genere e che la nostra preoccupazione è principalmente quella di accudirvi e sostenervi durante il volo, anche e soprattutto nei momenti un po' difficili.
Per cui non vi sentiate in imbarazzo, non scusatevi per una cosa così banale, lasciatevi aiutare, ma…vi prego…il sacchettino lasciatelo lì per terra…non c’è alcun bisogno di consegnarcelo sul momento o scendendo dall’aereo come fosse un regalino!
A quello penseranno le squadre delle pulizie che, munite di guanti, sistemeranno l’aereo e butteranno tutto ciò che è da gettare, compreso il vostro “air sickness bag”. Vi racconterò un piccolo episodio, ma non giudicatemi insensibile, piuttosto, immaginate di essere stati al mio posto e forse capirete la mia posizione: giovanotto di venticinque anni, un po’ robusto, al suo primo volo con destinazione Palermo. Purtroppo il tempo non era dei migliori per cui si soffriva un po’ di turbolenza. Il giovane era molto spaventato ed i passeggeri seduti al suo fianco cercavano insieme a me di tranquillizzarlo e distrarlo dal pensiero del volo. Ormai eravamo quasi con le ruote a terra quando il ragazzo, che aveva resistito fino ad allora, si senti male e rigettò.
Io lo vedevo dalla mia postazione, l’aria persa, sgomenta, colpevole…un po’ lo odiai...ma come potevo non soccorrerlo?!
Mi alzai, lo aiutai, lui era tutto dispiaciuto e vergognoso e continuava a scusarsi. Gli sorrisi e tornai a sedermi. Lui proseguì a pulirsi come meglio poteva.
Quando aprii la porta dell’aereo e cominciai a far scendere i passeggeri, me lo trovai davanti, la maglietta ancora non del tutto smacchiata, un sorriso grato e le due man,i tese verso la mia, manifestavano il desideri di stringerla per ringraziarmi.
Io avevo ancora in mente la scena di poco prima e avrei fatto di tutto per non stringere quelle mani…ma quegli occhi dicevano molto di più e accettai la stretta calorosa.
Vi siete calati un poco nella parte?! Fare l’assistente di volo vuol dire anche questo!

Su..su…non mettetemi il broncio ora!
Ammetto che con voi ci voglia una pazienza infinita e un poco di psicologia (…infantile?!...), ma con la stessa sincerità vi dico che non farei questo lavoro se lo trovassi e vi trovassi così insopportabili.
Anzi…a me piace molto il contatto con la gente ed il mio è un lavoro basato principalmente su questo.
Mi piace colloquiare, accettare consigli, ascoltare esperienze di vita, osservare le persone ed immaginarne il quotidiano, condividere in un volo un pezzetto di vita e presumere, perché no, di comprenderla un poco di più.
Forse questo è un sentimento reciproco perché mi è capitato spesso di essere riconosciuta da alcuni passeggeri e ricordata per l’una o l’altra cosa.
Questo è certamente un risvolto gratificante del mio lavoro.
In volo si creano facilmente situazioni divertenti, anche involontariamente.
Quando per esempio non riesco a sentire le vostre parole a causa del rumore del motore e vi costringo a ripeterle più e più volte. Talvolta mi domando se ci sia un po' di malizia nel sussurrare, anziché scandire chiaramente, soprattutto quando l’ambiente circostante è tutto tranne che silenzioso.
Certa è la mia antipatia per la parola Coca Cola: ogni volta che qualcuno me ne fa richiesta rimango sempre interdetta e temporeggio cercando di rielaborare i suoni percepiti.
In un occasione ho creduto che mi chiedessero una coperta.
Figuratevi l’espressione di questo ragazzo! Fra l’incredulo e il divertito non si capacitava che, alla terza volta, non avessi ancora compreso.

Forse, però, la situazione più sconcertante, è stata quella in cui un gentilissimo passeggero tedesco, che viaggiava in business, mi chiese semplicemente dell’ AKVA: 
"Come Signore?"
"Akva, per favore."
 "Può ripetere per cortesia, non ho capito…"
"Akva, Signorina."
 "Vodka, Signore? Mi spiace non l’abbiamo."
"Akva, akva…!"
 "Non so, Signore, non l’abbiamo!" Lo guardai con aria persa!
"AKVA, AKVA !!" Continuò a ripetere ormai disperato e finalmente indicando la bottiglia sul carrello-bar.
"Ah…ACQUA Signore!" Pronunciai io in perfetto italiano e con tono di sollievo.

In quel momento, non so per quale associazione di pensieri, mi figurai il povero signore strisciante sotto il sole cocente del deserto…certo non sarebbe stato felice di incontrarmi lì!
Per poco non scoppiai a ridergli in faccia…ma trattenermi dopo fu impossibile!
Tuttavia qualcosa di più imbarazzante ancora accadde ad una mia cara collega.
Terminato il servizio, si era presa il tempo per andare alla toilette. Una volta risistemata, cercò di aprire la porta e con suo grande sgomento non ci riuscì.
Tentò e ritentò finché non vide altra soluzione se non bussare, cercando di richiamare l’attenzione dei passeggeri.
Finalmente dopo vari tentativi da parte sua e loro, la porta si aprì fra gli applausi dei presenti!
Riuscite ad immaginare la scena?!

Un’altra volta, di nuovo io, scambiai le risaie che si trovano nell’area di Novara per semplici campi allagati dall’incessante pioggia dei giorni precedenti.
"Come mai tutta quest’acqua, Signorina?" Mi chiese un passeggero in prima fila.
"Ha piovuto molto Signore ed il terreno non ha ancora assorbito l’acqua ricevuta."
Risposi io, che non avevo mai visto le risaie allagate; poi, vedendo come il cielo si specchiava sull’acqua, aggiunsi serafica:
 "Ha visto che spettacoli offre il nostro paese?"
Un po' più in giù, un’altra passeggera mi domandò:
 "Sono risaie queste o è tutto dovuto alla pioggia?" 
Un campanellino d’allarme suonò nella mia mente…risaie?!
 "No Signora, ha solo piovuto molto" Ma rimuginavo…
Poi ancora un passeggero, in ultima file, mi fece la stessa domanda.
Cosa fare?!
………………………..
 "Beh…Signore… in parte sono risaie… in parte… campi allagati dalla pioggia!"
 Optai per la via di mezzo!
Poi corsi a sedermi e non mi alzai più fino all’arrivo al parcheggio.
Dopo di ché, offrii colazione ai miei colleghi, senza menzionare il fatto ma dicendo solo che dovevo autopunirmi per una certa cosa!
A conti fatti, credo che dobbiate avere più pazienza voi con noi, che non viceversa!

 

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