Capitolo terzo
Gli
aerei su cui lavoro sono macchine non troppo grandi; hanno una capienza che
varia dai quarantotto passeggeri del più piccolo ai settantadue del più grande.
Anche
l’equipaggio e’ composto da un numero ridotto di membri: abbiamo il Comandante,
il pilota o Primo Ufficiale, e uno o due
assistenti di volo a seconda del numero di passeggeri.
La
regola vuole, più o meno, che per ogni cinquanta persone ci sia un assistente.
I
conti potete farli da soli…
Il
nostro operativo prevede voli nazionali e internazionali.
Il
fatto che i nostri aerei abbiano dimensioni minori rispetto ad altri e’ stata
anche la ragione per cui l’altezza non fosse criterio discriminante nella
nostra selezione.
Ma
andiamo avanti…seguitemi attenti…sto per iniziare il mio primo giorno di lavoro
e sono tutta eccitata e un po’ spaventata!
Mi
devo presentare in aeroporto un’ora prima dell’orario di decollo del primo volo
della giornata.
Qui
incontro il resto dell’equipaggio…coloro che per i prossimi giorni saranno i
miei compagni di lavoro.
Io
sono ancora novella ma capisco che qui si conoscono già tutti e che sarà facile
farsi nuove amicizie; sembrano tutte
persone perbene e simpatiche.
Il
Comandante prende la parola e procede a farci un piccolo briefing a proposito
del metodo di lavoro che intende adottare, delle procedure di normali
operazioni e di quelle da seguire in
caso di eventuali emergenze.
Si
stampano i documenti di volo, meteo, cartine, eventuali limitazioni di volo,
lista passeggeri e finalmente siamo pronti per andare a bordo.
Ecco,dopo
tanta attesa, oggi sono titolare del volo!
Ma
non statemi così vicini…!
Mi
mettete agitazione e non ricordo più cosa devo fare!
….Allora...controllare
che siano state fatte le pulizie...ok!
Dare
un occhio alle tasche che le riviste siano ben sistemate…fatto!
Gli
equipaggiamenti di emergenza…controllati!
...uhmm…c’è
ancora qualcosa…ma cosa…cosa…ah!…sorridi…
Sorridi!
I
nostri ospiti sono arrivati!
Ce
la farò a non tremare servendo da bere?!
Mi
raccomando...fatemi sapere come sono andata!
Da
quel giorno ne ho fatta di strada…
Sono
cresciuta ed ho imparato tante cose…non tremo più nel porgere il bicchiere…e so
rivolgermi ai passeggeri senza arrossire o sentirmi impreparata.
Ho
imparato a conoscere e a vivere con i miei colleghi, giorno dopo giorno.
Sarò
sincera: la nostra è proprio una bella compagnia e direi in entrambi i sensi.
Andare
al lavoro per me è un piacere perché so che lo farò accanto a persone che oltre
a colleghi sono diventati compagni di gioco e vita.
Certo
esistono le eccezioni ed allora si deve fare buon viso a cattiva sorte e
limitarsi ai rapporti formali.
Mi
ricordo di un sms inviato che diceva così: “Il Comandante è bello ma noioso, il
pilota è carino ma noioso, il collega è brutto e antipatico!”
Questo
è uno di quei casi in cui un tremendo mal di testa torna sempre comodo!
Fortunatamente
da noi casi del genere sono una rarità.
Qualche
anno fa passai il giorno del compleanno proprio lavorando.
Ebbene,
non ho mai ricevuto tanti auguri in tutta la mia vita!
Già,
perché il Comandante, nel dare il suo personale benvenuto ai passeggeri, non
mancava mai di ricordare che quello era un giorno speciale…”il giorno in cui la
nostra graziosa hostess Federica compie i suoi primi trent’anni!!”
Applausi
e auguri seguivano abbondanti.
Non
sempre le nostre giornate sono lievi e divertenti, ma un buon rapporto
all’interno dell’equipaggio aiuta a sdrammatizzare le giornate NO e una battuta,
una parola di conforto, rinfranca di molte osservazioni pedanti di cui, qualche
volta, ci omaggiate voi passeggeri.
Così
è divertente quando il Comandante ci presenta con nomi astrusi.
Cominci
a notare i sorrisetti maliziosi e divertiti dei viaggiatori ed è inutile
cercare di schermirsi e dire che è tutto un gioco e che il tuo nome non è
Ubalda ma, più semplicemente, Federica: rimarranno tutti dell’opinione che sia tu
a vergognarti di un nome così particolare!
Una
volta ricordo che il mio Comandante,
mentre mi trovavo ancora a sistemare le valigie e chiudere le cappelliere in
cabina, strillò via Public Address:
“Priscilla! Chiudi la porta!”
Alla sua voce si unirono quelle dei signori
attorno a me:
“Priscilla svelta! Chiudi
che c’è corrente!”
“Priscilla...non senti il Comandante?”
In
quel momento avrei voluto scomparire! L’unica consolazione furono le gentili
parole di un’anziana signora:
“ Priscilla…proprio un bel nome” e mi sorrise
dolcemente.
E
il mio Comandante se la rideva sotto i baffi che non aveva!
Ma
naturalmente anche il loro atteggiamento nel tempo è cambiato; all’inizio c’era
come la volontà di scuoterci, di svegliarci da quel torpore infantile che
ancora ci rendeva impacciati e poco rilassati sul lavoro e nei rapporti
interpersonali.
Quindi
specialmente all’inizio, quando ancora eravamo in addestramento, i nostri
colleghi si sono esibiti nelle peggiori (e più divertenti) pantomime!
Ci
sono passata anche io, ma a me e Monica accadde solo un piccolo episodio
imbarazzante…
Capitava
che il Comandante chiedesse a noi “apprendisti” se si volesse fare un decollo o
un atterraggio in cabina di pilotaggio, che è un’esperienza meravigliosa!
Toccò
a Monica il privilegio. Il Comandante squadrandola con fare audace le chiese:
“Ti sei tolta le mutandine? Lo sai che è tradizione non portarle per il primo
decollo in cockpit?!”
Monica
fattasi di mille colori trovò lo spirito di rispondere :
“Ma non è il mio primo
decollo…”
L’impertinente
si fece una bella risata e aggiunse: “ Allora sei autorizzata a tenerle!”
Ad
un mio compagno di corso capitò di peggio.
Riuscirono
a convincerlo che, in mancanza dell’autista, dovesse essere lui a condurre il
crewbus!
Cose
da pazzi!
Nonostante
tutto la condotta può essere una vera nemica e rendere il lavoro, già faticoso,
ancora più pesante.
Mancanza
di collaborazione, scarsa comprensione, atteggiamenti scioccamente autoritari
come pure eccessive confidenze possono alterare enormemente il nostro stato d’animo
già sotto pressione per via dello stress fisico, delle difficoltà operative e dell’inevitabile scontro/incontro con i passeggeri.
Si
può creare allora un’atmosfere tesa, fatta di movenze e sguardi guardinghi
pronti all’attacco o alla difesa.
E
senti di non star bene con te stessa…senti di poter offrire meno a chi hai
intorno e capisci che anche gli altri ti vedranno sotto una luce diversa.
Quelle
giornate non desidero altro che potermi rifugiare il prima possibile nella mia
stanza e ricaricarmi di pensieri positivi per affrontare con energia la
battaglia del giorno dopo.
Buona domenica!

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