domenica 7 aprile 2013

Con la testa fra le nuvole, 3° capitolo

Con la testa fra le nuvole
 
Capitolo terzo

Gli aerei su cui lavoro sono macchine non troppo grandi; hanno una capienza che varia dai quarantotto passeggeri del più piccolo ai settantadue del più grande.
Anche l’equipaggio e’ composto da un numero ridotto di membri: abbiamo il Comandante, il pilota o  Primo Ufficiale, e uno o due assistenti di volo a seconda del numero di passeggeri.
La regola vuole, più o meno, che per ogni cinquanta persone ci sia un assistente.
I conti potete farli da soli…
Il nostro operativo prevede voli nazionali e internazionali.
Il fatto che i nostri aerei abbiano dimensioni minori rispetto ad altri e’ stata anche la ragione per cui l’altezza non fosse criterio discriminante nella nostra selezione.
Ma andiamo avanti…seguitemi attenti…sto per iniziare il mio primo giorno di lavoro e sono tutta eccitata e un po’ spaventata!
Mi devo presentare in aeroporto un’ora prima dell’orario di decollo del primo volo della giornata.
Qui incontro il resto dell’equipaggio…coloro che per i prossimi giorni saranno i miei compagni di lavoro.
Io sono ancora novella ma capisco che qui si conoscono già tutti e che sarà facile farsi nuove amicizie;  sembrano tutte persone  perbene e simpatiche.
Il Comandante prende la parola e procede a farci un piccolo briefing a proposito del metodo di lavoro che intende adottare, delle procedure di normali operazioni  e di quelle da seguire in caso di eventuali emergenze.
Si stampano i documenti di volo, meteo, cartine, eventuali limitazioni di volo, lista passeggeri e finalmente siamo pronti per andare a bordo.
Ecco,dopo tanta attesa, oggi sono titolare del volo!
Ma non statemi così vicini…!
Mi mettete agitazione e non ricordo più cosa devo fare!
….Allora...controllare che siano state fatte le pulizie...ok!
Dare un occhio alle tasche che le riviste siano ben sistemate…fatto!
Gli equipaggiamenti di emergenza…controllati!
...uhmm…c’è ancora qualcosa…ma cosa…cosa…ah!…sorridi…
Sorridi!
I nostri ospiti sono arrivati!
Ce la farò a non tremare servendo da bere?!
Mi raccomando...fatemi sapere come sono andata!

Da quel giorno ne ho fatta di strada…
Sono cresciuta ed ho imparato tante cose…non tremo più nel porgere il bicchiere…e so rivolgermi ai passeggeri senza arrossire o sentirmi impreparata.
Ho imparato a conoscere e a vivere con i miei colleghi, giorno dopo giorno.
Sarò sincera: la nostra è proprio una bella compagnia e direi in entrambi i sensi.
Andare al lavoro per me è un piacere perché so che lo farò accanto a persone che oltre a colleghi sono diventati compagni di gioco e vita.
Certo esistono le eccezioni ed allora si deve fare buon viso a cattiva sorte e limitarsi ai rapporti formali.
Mi ricordo di un sms inviato che diceva così: “Il Comandante è bello ma noioso, il pilota è carino ma noioso, il collega è brutto e antipatico!”
Questo è uno di quei casi in cui un tremendo mal di testa torna sempre comodo!
Fortunatamente da noi casi del genere sono una rarità.
Qualche anno fa passai il giorno del compleanno proprio lavorando.
Ebbene, non ho mai ricevuto tanti auguri in tutta la mia vita!
Già, perché il Comandante, nel dare il suo personale benvenuto ai passeggeri, non mancava mai di ricordare che quello era un giorno speciale…”il giorno in cui la nostra graziosa hostess Federica compie i suoi primi trent’anni!!”
Applausi e auguri seguivano abbondanti.
Non sempre le nostre giornate sono lievi e divertenti, ma un buon rapporto all’interno dell’equipaggio aiuta a sdrammatizzare le giornate NO e una battuta, una parola di conforto, rinfranca di molte osservazioni pedanti di cui, qualche volta, ci omaggiate voi  passeggeri.
Così è divertente quando il Comandante ci presenta con nomi astrusi.
Cominci a notare i sorrisetti maliziosi e divertiti dei viaggiatori ed è inutile cercare di schermirsi e dire che è tutto un gioco e che il tuo nome non è Ubalda ma, più semplicemente, Federica: rimarranno tutti dell’opinione che sia tu a vergognarti di un nome così particolare!
Una volta  ricordo che il mio Comandante, mentre mi trovavo ancora a sistemare le valigie e chiudere le cappelliere in cabina, strillò via Public Address:
“Priscilla! Chiudi la porta!”
Alla  sua voce si unirono quelle dei signori attorno a me:
“Priscilla svelta! Chiudi che c’è corrente!”
 “Priscilla...non senti il Comandante?”
In quel momento avrei voluto scomparire! L’unica consolazione furono le gentili parole di un’anziana signora:
“ Priscilla…proprio un bel nome” e mi sorrise dolcemente.
E il mio Comandante se la rideva sotto i baffi che non aveva!
Ma naturalmente anche il loro atteggiamento nel tempo è cambiato; all’inizio c’era come la volontà di scuoterci, di svegliarci da quel torpore infantile che ancora ci rendeva impacciati e poco rilassati sul lavoro e nei rapporti interpersonali.
Quindi specialmente all’inizio, quando ancora eravamo in addestramento, i nostri colleghi si sono esibiti nelle peggiori (e più divertenti) pantomime!
Ci sono passata anche io, ma a me e Monica accadde solo un piccolo episodio imbarazzante…
Capitava che il Comandante chiedesse a noi “apprendisti” se si volesse fare un decollo o un atterraggio in cabina di pilotaggio, che è un’esperienza meravigliosa!
Toccò a Monica il privilegio. Il Comandante squadrandola con fare audace le chiese: 
“Ti sei tolta le mutandine? Lo sai che è tradizione non portarle per il primo decollo in cockpit?!”
Monica fattasi di mille colori trovò lo spirito di rispondere :
Ma non è il mio primo decollo…”
L’impertinente si fece una bella risata e aggiunse: “ Allora sei autorizzata a tenerle!”
Ad un mio compagno di corso capitò di peggio.
Riuscirono a convincerlo che, in mancanza dell’autista, dovesse essere lui a condurre il crewbus!
Cose da pazzi!
Nonostante tutto la condotta può essere una vera nemica e rendere il lavoro, già faticoso, ancora più pesante.
Mancanza di collaborazione, scarsa comprensione, atteggiamenti scioccamente autoritari come pure eccessive confidenze possono alterare enormemente il nostro stato d’animo già sotto pressione per via dello stress fisico, delle difficoltà operative e dell’inevitabile scontro/incontro con i passeggeri.
Si può creare allora un’atmosfere tesa, fatta di movenze e sguardi guardinghi pronti all’attacco o alla difesa.
E senti di non star bene con te stessa…senti di poter offrire meno a chi hai intorno e capisci che anche gli altri ti vedranno sotto una luce diversa.
Quelle giornate non desidero altro che potermi rifugiare il prima possibile nella mia stanza e ricaricarmi di pensieri positivi per affrontare con energia la battaglia del giorno dopo.



 Buona domenica!
 

Nessun commento:

Posta un commento