martedì 30 aprile 2013

Con la testa fra le nuvole 7° capitolo

E' un po' che non scrivo...ho preso una piccola canina che mi sta facendo impazzire, in tutti i sensi!
Lei e la mia bellissima nipotina mia hanno rubato le ore ed i giorni :-)
Ma non potevo lasciarvi ancora a lungo senza un'altro capitolo del mio racconto. Ormai siamo veramente alla fine e spero che vi siate divertiti!
Quindi, senza ulteriori indugi, buona lettura :-D


Con la testa fra le nuvole

Capitolo settimo

Quando mi capita di raccontare che sono un’assistente di volo, due sono le domande che normalmente mi vengono poste: quanto guadagno e se è vero che fra colleghi ci siano tutti questi menages.

Curiosità che normalmente trovo un po' fuori luogo perché, nel primo caso, non è carino parlare di denaro, nel secondo, considero i luoghi comuni piuttosto sciocchi e lontani dalla realtà.
Ma vedrò di assecondare almeno la seconda indiscrezione dato che corrisponde al desiderio di sapere dei più.
Il nostro è un ambiente di lavoro come tanti altri e, come tanti altri, crea i presupposti e le occasioni perché due persone si incontrino e si piacciano.
Forse la differenza, che a molti sembra determinante, sta nel fatto che, per tutta la durata del turno, circa quattro giorni, si sia a vero stretto contatto con i colleghi, pernottando negli stessi alberghi.
Per il resto non c’è nulla di diverso.
Chiaramente lo stare fuori per più giorni, vedendo sempre le stesse persone, facilita la familiarizzazione. Siamo come bambini che appena si incontrano cominciano a giocare e sembra si conoscano da sempre, mentre in realtà non sanno nulla l’uno dell’altro.
Così è  il rapporto d’equipaggio.
Pare che ci si conosca tutti da quando si è piccini, scherziamo, ridiamo, lavoriamo insieme al meglio e poi finito il turno magari non ci si incontra più per mesi e fai in tempo a dimenticare tutto ciò che ti è stato raccontato.
Ma per la sopravvivenza questo è necessario, per potersi fidare l’uno dell’altro e per poter entrare prima in relazione con persone lontane da te per età, provenienza ed esperienze, con le quali dovrai comunque passare un po’ della tua vita.
Col tempo naturalmente i rapporti si consolidano e si scelgono per amici le persone con cui si ha maggior affinità, con gli altri si manterrà la solita bonaria superficialità.

Ricordiamoci che l'uomo è cacciatore. Quindi trovo che sia normale che noi hostess si sia spesso oggetto di attenzioni un po' maliziose. Fa parte del gioco.
D'altra parte i complimenti gratificano la nostra vanità…
Forse alla lunga può stancare sentirsi perennemente una possibile preda, anche perché ci obbliga costantemente a mantenere l'occhio vigile ed una certa distanza che rende ogni rapporto un po' meno spontaneo. La spontaneità è spesso, e/o volutamente, fraintesa, quindi meglio non essere troppo, e/o volutamente, ingenue.
Ma qui comincia il gioco a due. Se sei interessata puoi lanciarti in questa avventura sapendo che, come in tutte le avventure, potrebbe come no esserci il lieto fine. Altrimenti ti tiri indietro e prosegui per la tua via senza che nessuno batta ciglio.
Più antipatiche sono le attenzioni e le insistenze moleste, che non rispettano le regole del gioco. In questi casi bisogna essere inflessibili e non farsi intimorire dai gradi o dall'età dei proci.
Concludendo…facile avere flirt come facile trovare l’uomo della vita…proprio come in ogni altro ambiente di lavoro!


Lasciando da parte i colleghi, anche i passeggeri non mancano di omaggiarci delle loro attenzioni.
È un classico innanzitutto che i passeggeri lascino alla hostess il biglietto da visita.
Questo indipendentemente dalle loro intenzioni. Forse una forma di cortesia o la maniera per farci capire che hanno apprezzato il viaggio e la nostra presenza a bordo.
Per un memento più incisivo,  sul retro del biglietto scriveranno un messaggio un po' più personale.
Ricordo un signore molto elegante, piuttosto anziano ma ancora di bell'aspetto; alto, capelli bianchi e completo di lino bianco correlato da panama dello stesso colore.
Non ricordo esattamente cosa successe durante quel volo, ma una volta arrivati a destinazione, il signore mi volle lasciare il suo biglietto e sul retro trovai le seguenti parole:

Gentile Signorina,
ho potuto apprezzare la di Lei assistenza a bordo e la sua professionalità e gentilezza sono onore e vanto di questa compagnia.
Distinti saluti

Immaginate la mia felicità…ero già pronta a mostrare al mio istruttore un cotanto elogio quando mi accorsi di un piccolo errore: al posto del mio nome lessi "signorina Teresa"!
Ora dico…tra Federica e Teresa c'è una discreta differenza…come aveva fatto a storpiare così il mio nome!
Il biglietto naturalmente l'ho tenuto ad intimo gaudio e ammonimento futuro: scandisco sempre bene il mio nome dopo quell’episodio.
Un giovane signore una volta mi scrisse…"All’assistente di volo più dolce che conosco"… e pensare che non gli avevo quasi rivolto la parola, ero tutta presa da alcuni passeggeri, un po' irritati dal ritardo, che cercavo di ammansire!
C'è poi chi non lascia il biglietto ma passa direttamente all’attacco.
Ore 07.00 Stoccarda - Milano Malpensa. Primo volo del mattino di una splendida giornata di marzo.
Il servizio prevedeva una bella colazione e il passaggio di bevande calde e fredde.
Avevo notato un giovanotto tedesco, biondo, molto magro, con un gran barbone che mi guardava insistentemente.
Mi sento sempre un po' in imbarazzo in questi casi e cercavo di sfuggire alle sue occhiate. 

Circa a metà servizio mi chiese se fosse possibile avere un altro panino, glielo portai e mi accorsi che mangiava con grande appetito, non solo con gli occhi!
Continuai a servire il caffè sbirciandolo di tanto in tanto.
Mi avvidi allora che il ragazzo, per niente intimidito, chiedeva ai passeggeri seduti accanto quel poco che rimaneva loro nei vassoi.
Doveva avere proprio fame!! Presa da pietà controllai se fosse rimasto qualcosa e gli portai un'altra colazione.
Rimase colpito e mi sorrise a lungo.
A terra mi accorsi che non si affrettava a scendere…mi stava aspettando…mi ringraziò della cortesia, mi chiese se fossi italiana (io ho capelli rossi e lentiggini), come mi chiamassi e se fossi sposata! Alla mia risposta negativa mi salutò strizzandomi l'occhio e mormorò: 

"Very interesting".

Ma parliamo adesso di Alberto, passeggero di classe business in viaggio per Marsiglia.
Milanese ma con tutta l'aria del francese, biondo, capello corto, viso simpatico ed una tremenda maglia a righe orizzontali rosse e blu.
Mi venne incontro per sedersi in prima fila e avendo con sé un porta abiti voluminoso, nel sistemarsi lo appese alla cappelliera; poiché stavano arrivando altri passeggeri lo invitai a spostarlo e lui subito si risentì e un po' scocciato sistemò i suoi bagagli più celermente.
Durante il servizio non ebbi il tempo di parlare con lui né avevo particolare interesse a farlo.
Avvicinandoci a Marsiglia incontrammo una leggera turbolenza e il comandante ci chiese di sederci e cinturarci. La mia postazione era proprio di fronte ai passeggeri di business e, gioco forza, io e Alberto (allora non sapevo il suo nome) ci mettemmo a chiacchierare.
Lui stava andando a trovare un caro amico ad Aix-en-Provence e si sarebbe trattenuto lì qualche giorno. Io avrei passato tutto il giorno seguente proprio a Aix, dove si trovava il nostro albergo.
Sembrava un segno del destino!
Una volta atterrati, un po' titubante, Alberto mi chiese il numero di telefono per potermi rintracciare e mi diede il suo biglietto.
Mi disse che non voleva sembrare inopportuno, ma che sarebbe stato carino poterci rivedere. Per tranquillizzarlo e fargli capire che non stava facendo nulla di strano io, imbarazzata quanto lui, non trovai di meglio che rispondergli:

 "Non preoccuparti…ce lo lasciano in tanti il biglietto da visita!"
Mi morsi la lingua sull'ultima parola! Non avrei potuto dire niente di più stupido e di meno confortante!!
In ogni caso non pensavo che l’avrei rivisto. Ci salutammo.
Il giorno seguente invece lui e il suo amico mi vennero a trovare in albergo. Fu divertente perché io ero vestita molto formale e loro si presentarono in calzoncini e scarpe da ginnastica invitandomi ad andare a correre.
Chiaramente rifiutai e decidemmo di risentirci più tardi. Non avevo intenzione di incontrarli ma Alberto fu talmente insistente che alla fine chiesi alla mia collega di venire con me ed accettammo l'invito. Ci portarono a Marsiglia e passammo un pomeriggio molto divertente.
L'amico di Alberto era una persona davvero carina e a fine giornata il bilancio fu decisamente positivo anche se declinammo l'invito a restare fuori a cena.
Io e Alberto ci risentimmo nei giorni appresso e un week end venne a trovarmi a Roma.
Passammo una giornata splendida e la sera rimase a dormire da me…forse rimase un po' deluso nello scoprire che gli avevo preparato il letto nella stanza accanto alla mia!
Anche se non duraturo il nostro è stato un bell'incontro e per molto siamo rimasti in contatto.
Alberto è un ragazzo ( lui ci tiene tanto che non lo si definisca uomo!) allegro, intelligente e super attivo…credo che non ci sia uno sport che non abbia praticato almeno una volta! Riesce sempre a farmi ridere con le sue battute e quella sua risata inconfondibile!
Ricordo che gli piaceva raccontare agli amici che ero stata io ad agganciarlo dandogli il mio biglietto da visita e che, per tutto il volo, gli avevo insistentemente guardato le gambe!!
Ora credo sia sposato…e gli auguro tutto il bene possibile!







sabato 13 aprile 2013

Con la testa fra le nuvole 6° capitolo

Incontenibili pargoletti! ;-) 


Con la testa fra le nuvole

Capitolo sesto

Avere bambini a bordo è spesso impegnativo.
Molto dipende dall’età e molto dalla libertà ed educazione ricevuta dai genitori. Ma questo vale in volo come in ogni altra circostanza.
Gli “infant” sono i neonati da 0 a 3 anni di età.
Possono essere veri angioletti, ma se cominciano a piangere non li cheti più e ti trovi a pensare quanto tu sia fortunata a non essere mamma.
Però, chissà perché, la hostess ha sempre una certa presa su un bimbo, un effetto quasi ipnotico.
Sarà per il sorriso, sarà per il colore verde della nostra divisa o perché ce la mettiamo proprio tutta, tra smorfie e giochini, per tentare di divertirli.
Una volta catturata la loro attenzione il più è fatto, seguiranno con i loro occhietti furbi tutti i tuoi spostamenti e giocheranno a nascondersi fra le braccia della mamma per far nuovamente capolino e scoppiare in una di quelle fresche risate, che sono solo di chi sta piano piano scoprendo il mondo.
Il problema sorge, forse, quando a bordo c’è più di un bebè.
Il pianto incrociato di più neonati ti mette veramente in imbarazzo per non parlare dell’olezzo che si spande quando ogni piccino ha fatto il suo “dovere“. Ma se queste fossero le noie della vita credo che saremo tutti dei signori.
Il bimbo fra i 3 e i 10 anni ha già il suo caratterino e guai a contraddirlo in una sua richiesta o capriccio, ti faresti subito un nemico!

Va invece assecondato, mantenendo una certa autorità che ti permetta di stabilire le regole del gioco.
Di bimbi simpatici ne ho incontrati tanti. Molti li ho portati come UM, ossia minori non accompagnati da adulti.
Figli di genitori separati per la gran parte, sono molto svegli e sanno già tante cose sulla vita, permettendosi giudizi non del tutto fuori luogo.

Ricordo una bambina.
Io viaggiavo in divisa ma fuori servizio e le miei colleghe, titolari del volo, mi chiesero di sedermi accanto a lei per tenerle compagnia.
In principio lei non fu molto contenta, non dovevo esserle risultata simpatica, ma ho imparato che la chiave per entrare nelle grazie di un bambino è scoprire quello che più gli interessa e farlo diventare quello che più interessa a te!
Così, dopo qualche battuta e qualche racconto sulla sua famiglia, riuscimmo a trovare un argomento comune, in realtà comune a tutte noi donne: gli uomini!
Non ricordo il nome della bambina, aveva più o meno 11 anni e già aveva il ragazzino.

"Mi piace, è molto carino" mi diceva "però è noioso: trova sempre una scusa per avvicinarsi e baciarmi!"
Mi venne da sorridere e le risposi che gli uomini erano tutti uguali, anche se in età differente ed era meglio che si abituasse a certi approcci.
Le domandai se le faceva piacere che lui la baciasse e lei, giustamente, replicò che per certe effusioni si sentiva ancora piccola, stava volentieri con lui, gli voleva bene ma voleva solo giocare e divertirsi e aggiunse che se fosse stato ancora così insistente certamente lo avrebbe lasciato!
Ad un certo punto volle sapere qualcosa di me ed io le confidai che tempo prima avevo frequentato un ragazzo che abitava proprio nella sua stessa città e che, purtroppo, avevo dovuto lasciare proprio perché, anche lui, insisteva nel baciarmi troppo.

"Davvero? E come si chiama?" mi interrogò..
"Matteo" le risposi
"Matteo?! Anch’io avevo un ragazzo che si chiamava Matteo...magari è la stessa persona!"

Immaginate i miei pensieri in quel momento…o lei era una ragazzina molto precoce, oppure io avevo gusti molto strani in fatto di uomini…

Le dissi ridendo che non poteva certo trattarsi dello stesso Matteo, data la differenza di età, ma lei ne era quasi convinta perché il ragazzo di cui parlava era molto più grande di lei; rimase molto delusa nello scoprire che il mio Matteo era un avvocato, mentre il suo era un musicista. 
Non volli indagare oltre su questa storia.
Alla fine del volo eravamo diventate grandi amiche e tra un abbraccio e un bacio si fece promettere che sarei andata a farle visita appena possibile…Non l’ho più incontrata.


Una volta rischiai perfino un fidanzamento! 

Il mio pretendente era un bimbo delizioso e molto sveglio che portammo da Milano a Marsiglia.
Mi ero fermata a giocare un poco con lui, dato che il volo non era pieno ed avevamo già terminato il servizio. Un tempo si giocava al Dottore e la paziente…lui si era inventato una Battaglia navale tutta speciale e lasciatemi dire, il tipetto aveva le idee ben chiare su quello che per lui erano le Ammiraglie da affondare!!! 

Avevo perso il controllo della situazione!
Evidentemente il gioco gli era piaciuto ed io ancora di più, perché mi disse che aveva intenzione di fidanzarsi con me e voleva che scendessi con lui, per presentarmi al suo papà.
Il mio collega rideva come un matto mentre mi sentiva spiegare al bimbo che, prima di ufficializzare la cosa, sarebbe stato meglio parlare al papà e prepararlo all’incontro; non era carino arrivare in due e metterlo di fronte al fatto compiuto. Io lo avrei raggiunto in seguito. A lui sembrò un pensiero sensato.
Credevo di essere in salvo, ma quando fu il momento dell’addio lui voleva un bacio…e non un bacio sulla guancia, come stavo per dargli…un bacio sulla bocca, da veri fidanzati!

Che imbarazzo! E gli addetti dello scalo che sorridevano divertiti e aspettavano di vedere come me la sarei cavata.
Con calma gli risposi che non stava bene baciarsi davanti a tutti senza avere ancora l’autorizzazione del genitore e lui si dovette accontentare.
Scese lanciandomi sguardi innamorati...com’era carino!!
Voi potrete anche non crederci, ma vi assicuro che tutto si svolse esattamente come ho raccontato.
Meno brillante è stata la mia performance quando mi fu chiesto, tempo fa, di accudire un bebè per qualche istante.
Viaggiavamo da Roma a Ginevra, il volo era pieno, fortunatamente avevo a bordo alcuni colleghi in addestramento che avrebbero potuto darmi un piccolo aiuto.
Proprio in prima fila era seduta una signora, mi sembrava indiana, che aveva due bambine fra i 3 e i 6 anni e ne teneva in braccio una terza che avrà avuto circa 7 mesi.
Poco prima di iniziare la discesa una delle figlie manifestò il bisogno di andare in bagno e bisognava che la mamma l’accompagnasse.
Mi chiese così il favore di tenerle la neonata, mentre il collega si occupava della sorellina.
Appena le due piccole si accorsero di essere rimaste sole cominciarono a piangere come viti tagliate e non c’era maniera di calmarle.
Era un crescendo di lacrime, strilli e nasi colanti…se le avessimo torturate non avremmo sortito lo stesso effetto!
Tutto ciò avveniva fra gli sguardi disturbati, e in alcuni casi compassionevoli, degli altri passeggeri.
Con mia somma gioia, finalmente, la signora tornò a sedersi e istantaneamente (e non è per dire...) le pargole ritrovarono il sorriso.
A questo punto un signore seduto poco distante si lasciò sfuggire:

"Si vede, Signorina, che lei non ha figli!!"


Era il colmo!




mercoledì 10 aprile 2013

Con la testa fra le nuvole 5° capitolo

Ecco il quinto capitolo per chi si fosse appassionato alla saga! :-)
Qui una mia visione del mondo e dei suoi abitanti, ovviamente quella parte del mondo che è passata sul mio aereo...;-)
Pregi e difetti in pochi tratti e naturalmente senza offesa di nessuno, solo esperienza personale!


Con la testa fra le nuvole

Capitolo quinto

Naturalmente  ho incontrato persone di tutti i tipi e nazionalità ed ho imparato a trattare con quasi ognuno di essi.
Nella maggioranza dei casi ho poca simpatia per i Francesi.
Sono sovente molto arroganti e pensano di meritare ogni tipo di attenzione. Puoi avvicinarti loro con la massima cortesia e disponibilità, è quasi certo che riceverai in cambio uno sguardo di sufficienza e la seguente risposta “En Francais, s’il vous plait..”
Tu desidererai fortemente rispondere “No, il ne me plais pas!!”, ma, cercando di fare buon viso, ti cimenterai nel miglior Francese possibile e se il volto risplenderà di un espressione angelica, la mente si riempirà di visioni infernali!!
Vengono poi i Giapponesi.
Non sono ancora riuscita a capire se quella loro ruvidezza è segno di cattiva educazione o di scarsa conoscenza delle usanze europee e conseguente imbarazzo nel relazionarsi.
Solo pochissimi Giapponesi salutano o ringraziano scendendo dall’aereo, anche perché pochissimi di loro conoscono l’Inglese…(e ciò è veramente strano!).
Chi lo parla, lo fa in maniera quasi incomprensibile ed è una faticaccia interpretare quei flebili suoni a cui non seguono mai indicazioni gestuali.
Così ad un certo punto ti stufi e servi loro la prima cosa a portata di mano!
Gli Arabi sono un po’ pretenziosi e ti vorrebbero sempre a loro disposizione ma, in generale, non sono sgradevoli né scortesi e ti ringraziano sempre.
Gli Ebrei sono nella maggioranza dei casi molto rigidi.
Si infuriano se a bordo, per qualche disguido, non sono presenti i loro pasti speciali ed in particolare lo fanno i Rabbini, con quelle barbe lunghe e quella scarsissima comprensione e fiducia negli altri.
Gli Americani sono gente simpatica, sempre sereni e gioiosi, desiderosi di conversare e mostrare le proprie conoscenze riguardo al nostro paese.
I giovani sono spesso bei ragazzi e ragazze. Hanno fisici atletici bocche grandi e bei denti.
Andando avanti con l’età, la razza si sciupa un poco e ti può capitare di incontrare persone dalla fisicità ingombrante, che della loro giovinezza conservano solo il temperamento ed i bei denti bianchi.
Gli Inglesi sono un popolo eterogeneo.
Incontrerai il vero signore, elegante e silenzioso, con la sua copia dell’Herald Tribune e l’anello nobiliare al mignolo, ma porterai anche la famigliola che vive in periferia, con una marea di bambini, che non stanno mai fermi e che continuano a masticare orrende caramelle!
Gli Svizzeri sono tutti nasuti, che parlino Francese e vadano a Ginevra oppure Tedesco e viaggino per Zurigo.
I ginevrini sono sempre elegantissimi e costosamente vestiti; le signore imbellettate e ingioiellate sono sempre impeccabili…ma quanta superbia!
Il neo però c’è …le cravatte!
Non ho ancora incontrato uno Svizzero che sia riuscito ad abbinare la giusta cravatta all’abito e ancora più importante ad acquistare una bella cravatta.
Le fantasie sono tremende e vanno dagli animaletti ai fiori, dalle forme geometriche che ti ipnotizzano, a quelle che ti sconcertano!
I colori poi non hanno limite al cattivo gusto.
Ma c’è chi direbbe, loro se lo possono permettere.
I passeggeri più simpatici sono i Tedeschi.
Sempre allegri e pronti a passare in tua compagnia quel breve lasso di tempo che dura il volo.
Li conquisti con un sorriso e una birra fresca e dicendo questo, non intendo assolutamente sminuirne  l’immagine.
Sono persone piacevoli ed elastiche, non si sgomentano quasi mai davanti agli imprevisti e non creano quasi mai problemi.
Scendendo mostrano sempre apprezzamento per le attenzioni ricevute.
Averli a bordo è davvero un piacere.
Che dire di noi Italiani?
Impossibile considerarci in gruppo e troppo lungo analizzarci per tipologie.
Il nostro è un popolo variopinto e i colori variano dalle alpi scendendo lungo lo stivale ed ogni colore ha le sue sfumature locali e se ciò non bastasse, umore e circostanze possono ulteriormente alterare il tutto…
Forse è questo che ci rende diversi e speciali.
 

 

martedì 9 aprile 2013

Peluches sotto i ferri

Oggi, mentre lavoravo al pc, ho letto una notizia simpatica.
Ormai da quasi dieci anni, nella città di Dresda, esiste una clinica per peluches, dove i medici intervengono chirurgicamente sui pelosi animaletti guocattolo dei bambini!
Ma non lasciamoci ingannare! 
Non è esattamente come in quegli splendidi negozi dove leggiamo Clinica della bambole e dove il giocattolaio ripara le belle damine, i ferrosi trenini ed i soldatini impettiti del papà! 
Qui parliamo di una vera equipe medica, che mostra ai bambini tutto ciò che accade in una sala operatoria, simulando, appunto, un'intervento sui loro peluches.
Tutto ciò allo scopo di ridurre, in età infantile, la paura per gli ospedali e le cure mediche.

Noi da piccoli giocavamo a L'allegro chirurgo...Che lo scopo di quel gioco fosse lo stesso? 





lunedì 8 aprile 2013

Con la testa fra le nuvole 4° capitolo

Siamo giunti in fretta al quarto capitolo!
Questo è dedicato proprio ai passeggeri e spero che pochi di voi si riconoscano in questi cliché!
Il passeggero è, come il meteo, l'incognita di ogni viaggio ed anche il bello ed il brutto di questo lavoro! 
Senza di loro noi non esisteremmo, con loro a bordo, noi spesso impazziamo! 
Leggete e rideteci sù! :-)



Con la testa fra le nuvole

Capitolo quarto

Che dire di voi, Signori passeggeri?
Gioia e tormento di noi hostess?!
Tutti presi dai vostri pensieri spesso dimenticate persino di salutarci ma non scordate mai di impuntarvi su qualche richiesta astrusa.
Eppure sarebbe semplice andare d’accordo con noi assistenti di volo e qualche suggerimento potrei darvelo io stessa.
Il rispetto innanzi tutto!
Anche noi, spesso, abbiamo i nostri pensieri, abbiamo problemi che ci tormentano la mente o magari semplicemente i piedi che non vogliono più rimanere nelle scarpe…ma non manchiamo mai di accogliervi con un sorriso ed accudirvi al meglio durante tutto il volo.
Così non negateci uno sguardo amichevole o un saluto cortese scendendo dal nostro aereo: per noi è importante!!!
Il briefing di sicurezza è un momento serio e a voi in fondo si richiedono solo pochi minuti di attenzione…ed invece davanti a me vedo solitamente solo una fitta foresta di giornali.
Capisco che di volo in volo abbiate ormai imparato tutto ma …siete sicuri?...proprio tutto?...
Devo talvolta trattenermi dalla voglia matta di fare qualche boccaccia o qualche gesto strano: sono quasi certa che nessuno se ne accorgerebbe!
Nel caso di ritardi o piccoli contrattempi poi date il peggio di voi stessi.
È vero che la hostess rappresenta la compagnia ma è pur vero che la sua vita si svolge da eterna passeggera.
Da quando saliamo sull’aereo a quando finalmente ne discendiamo, dopo l’ultimo volo della giornata, noi si rimane costantemente a bordo, salvo scendere per un veloce caffè o per comprarci qualcosa di più sfizioso dell’insipido pasto di bordo.
Non è colpa nostra se lo scalo ha deciso di imbarcarvi troppo presto e siete costretti ad attendere sul autobus che le operazioni di transito previste ( pulizie, cambio catering, controlli di sicurezza) siano portate a termine.
Non è colpa nostra se qualcuno degli operatori dello scalo tarda a fornirci i suoi servizi.
E non è colpa nostra se il tempo è brutto o se l’area aeroportuale è particolarmente trafficata e si è impossibilitati a decollare o atterrare all’orario stabilito. Che poi, alla fine, non siete mai contenti: se arriviamo tardi è perché vi hanno dovuto aspettare…ma se arriviamo prima è perché dovrete aspettare voi…!
Allora Signori miei, siate cortesi …non strillateci addosso, non rivolgetevi a noi con toni polemici e maleducati.
Purtroppo ogni ritardo, ogni imprevisto tocca voi quanto noi, che dovremo fare le corse fra un volo e l’altro, che dovremo magari saltare il pranzo, che arriveremo magari un’ora più tardi a posare le stanche ossa.
Alla fine la nostra è una vitaccia…sempre in piedi, spesso con le gambe gonfie e sotto il sorriso più affabile la smorfia di dolore per il piede pesto. Mangiamo come i cavalli, soventemente con in mano un panino e l’altra impegnata a sistemare chissà cosa. Ingurgitando le pietanze perché l’appetito c’è ma il tempo manca…
Pioggia, freddo e noi con quell’elegante giacchina verde, il fularino e le scarpe bagnate contenenti due pezzi di ghiaccio, che sono le nostre estremità; ma sempre sorridiamo.
Sole, caldo e ancora noi con l’elegante giacchina verde, il fularino che ci soffoca e la goccina di sudore che scende lentamente lungo la schiena; ma ancora sorridiamo.
Per l’assistente di volo, poi, la toilette è un optional!
Se riesci ad arrivarci ci sarà subito qualche altro bisognoso a bussarti alla porta; oppure proprio in quel momento il Comandante avrà la necessità di parlarti ed è certo che l’aereo incontrerà quel poco di turbolenza prevista, proprio quando la strada verso il bagno sembrava ormai libera…

Eppure amo il mio lavoro...mi piace fermarmi e chiacchierare del più e del meno con la signora, come con il bel giovanotto.
Mi piace scherzare ed essere di aiuto, mi piace essere professionale, ma portare in superficie un po’ di me stessa.
Il più bel complimento che mi è stato fatto?
Per il mio sorriso…un sorriso autentico, naturale, un sorriso di vero piacere…non forzatamente cortese.
Ed io aggiungo tante grazie al mio dentista!!

Il passeggero medio è poco duttile. Una volta assimilati determinati comportamenti diventa per lui difficile rielaborarli e adattarli alle diverse circostanze.
Così un passeggero viziato dal lungo raggio anche per un volo di mezz’ora sentirà il bisogno di togliersi le scarpe.
Il passeggero di business spesso salirà a bordo salutandoci e porgendoci la sua giacca, non realizzando forse che siamo lì per presenziare all’imbarco…non oso pensare che possa averci scambiato per un appendiabito!
Ecco allora la signora che, molto cortesemente, ancora con un piede sulla scaletta, domanderà la sua coppa di champagne prima del decollo…
Ci sono poi i passeggeri che proprio non si rendono conto della tempistica di un volo.
Sono quelli che in fase di atterraggio o decollo sentiranno la necessità di recarsi alla toilette o quelli che, a carrello d’atterraggio aperto, ti chiederanno se è ancora possibile avere quel tè che pocanzi avevano rifiutato con disinteresse.
E infine quelli che non capirò mai: coloro che, guardando il carrello con tutte le bibite esposte, ti chiederanno cosa ci sia da bere e dopo aver ascoltato l’elenco completo, se ne usciranno dicendo:
"Beh, allora solo un bicchiere d’acqua non gasata…"
Che cosa desiderassero di speciale rimarrà per me sempre un mistero!

Una parola va spesa per tutti quei passeggeri che hanno paura di volare e che soffrono di mal d’aria.
Provo molta tenerezza per queste persone.
Chi ha paura di volare generalmente lo palesa quasi subito: è agitato, qualche volta suscettibile e irritato, mostra dispiacere per l’aereo e per il posto assegnatogli.
Poi confesserà che è la prima volta che vola o che volare lo spaventa a morte e tu potrai semplicemente assicurargli che non ha nulla da temere e che in ogni caso sarai sempre a sua disposizione.
Ci sono persone veramente sgomentate dall’idea di volare; esse hanno bisogno di tenerti la mano,di averti lì vicino perché tu possa spiegare loro ogni movimento e rumore dell’aereo; ad ogni cambiamento di moto o altitudine cominciano a tremare come foglie, poi si riprendono e si scusano per la loro debolezza, per tornare ancora a tremare e rannicchiarsi come cuccioli indifesi.
Anche chi soffre l'aereo ha un po' lo stesso comportamento, si sente a disagio e si scusa per il fatto di essersi sentito male. Ora ammetto che assistere un passeggero che è stato male di stomaco non sia la cosa più piacevole del mondo, ma vorrei anche tranquillizzare queste persone sul fatto che sia normale o almeno possibile trovarsi in una situazione del genere e che la nostra preoccupazione è principalmente quella di accudirvi e sostenervi durante il volo, anche e soprattutto nei momenti un po' difficili.
Per cui non vi sentiate in imbarazzo, non scusatevi per una cosa così banale, lasciatevi aiutare, ma…vi prego…il sacchettino lasciatelo lì per terra…non c’è alcun bisogno di consegnarcelo sul momento o scendendo dall’aereo come fosse un regalino!
A quello penseranno le squadre delle pulizie che, munite di guanti, sistemeranno l’aereo e butteranno tutto ciò che è da gettare, compreso il vostro “air sickness bag”. Vi racconterò un piccolo episodio, ma non giudicatemi insensibile, piuttosto, immaginate di essere stati al mio posto e forse capirete la mia posizione: giovanotto di venticinque anni, un po’ robusto, al suo primo volo con destinazione Palermo. Purtroppo il tempo non era dei migliori per cui si soffriva un po’ di turbolenza. Il giovane era molto spaventato ed i passeggeri seduti al suo fianco cercavano insieme a me di tranquillizzarlo e distrarlo dal pensiero del volo. Ormai eravamo quasi con le ruote a terra quando il ragazzo, che aveva resistito fino ad allora, si senti male e rigettò.
Io lo vedevo dalla mia postazione, l’aria persa, sgomenta, colpevole…un po’ lo odiai...ma come potevo non soccorrerlo?!
Mi alzai, lo aiutai, lui era tutto dispiaciuto e vergognoso e continuava a scusarsi. Gli sorrisi e tornai a sedermi. Lui proseguì a pulirsi come meglio poteva.
Quando aprii la porta dell’aereo e cominciai a far scendere i passeggeri, me lo trovai davanti, la maglietta ancora non del tutto smacchiata, un sorriso grato e le due man,i tese verso la mia, manifestavano il desideri di stringerla per ringraziarmi.
Io avevo ancora in mente la scena di poco prima e avrei fatto di tutto per non stringere quelle mani…ma quegli occhi dicevano molto di più e accettai la stretta calorosa.
Vi siete calati un poco nella parte?! Fare l’assistente di volo vuol dire anche questo!

Su..su…non mettetemi il broncio ora!
Ammetto che con voi ci voglia una pazienza infinita e un poco di psicologia (…infantile?!...), ma con la stessa sincerità vi dico che non farei questo lavoro se lo trovassi e vi trovassi così insopportabili.
Anzi…a me piace molto il contatto con la gente ed il mio è un lavoro basato principalmente su questo.
Mi piace colloquiare, accettare consigli, ascoltare esperienze di vita, osservare le persone ed immaginarne il quotidiano, condividere in un volo un pezzetto di vita e presumere, perché no, di comprenderla un poco di più.
Forse questo è un sentimento reciproco perché mi è capitato spesso di essere riconosciuta da alcuni passeggeri e ricordata per l’una o l’altra cosa.
Questo è certamente un risvolto gratificante del mio lavoro.
In volo si creano facilmente situazioni divertenti, anche involontariamente.
Quando per esempio non riesco a sentire le vostre parole a causa del rumore del motore e vi costringo a ripeterle più e più volte. Talvolta mi domando se ci sia un po' di malizia nel sussurrare, anziché scandire chiaramente, soprattutto quando l’ambiente circostante è tutto tranne che silenzioso.
Certa è la mia antipatia per la parola Coca Cola: ogni volta che qualcuno me ne fa richiesta rimango sempre interdetta e temporeggio cercando di rielaborare i suoni percepiti.
In un occasione ho creduto che mi chiedessero una coperta.
Figuratevi l’espressione di questo ragazzo! Fra l’incredulo e il divertito non si capacitava che, alla terza volta, non avessi ancora compreso.

Forse, però, la situazione più sconcertante, è stata quella in cui un gentilissimo passeggero tedesco, che viaggiava in business, mi chiese semplicemente dell’ AKVA: 
"Come Signore?"
"Akva, per favore."
 "Può ripetere per cortesia, non ho capito…"
"Akva, Signorina."
 "Vodka, Signore? Mi spiace non l’abbiamo."
"Akva, akva…!"
 "Non so, Signore, non l’abbiamo!" Lo guardai con aria persa!
"AKVA, AKVA !!" Continuò a ripetere ormai disperato e finalmente indicando la bottiglia sul carrello-bar.
"Ah…ACQUA Signore!" Pronunciai io in perfetto italiano e con tono di sollievo.

In quel momento, non so per quale associazione di pensieri, mi figurai il povero signore strisciante sotto il sole cocente del deserto…certo non sarebbe stato felice di incontrarmi lì!
Per poco non scoppiai a ridergli in faccia…ma trattenermi dopo fu impossibile!
Tuttavia qualcosa di più imbarazzante ancora accadde ad una mia cara collega.
Terminato il servizio, si era presa il tempo per andare alla toilette. Una volta risistemata, cercò di aprire la porta e con suo grande sgomento non ci riuscì.
Tentò e ritentò finché non vide altra soluzione se non bussare, cercando di richiamare l’attenzione dei passeggeri.
Finalmente dopo vari tentativi da parte sua e loro, la porta si aprì fra gli applausi dei presenti!
Riuscite ad immaginare la scena?!

Un’altra volta, di nuovo io, scambiai le risaie che si trovano nell’area di Novara per semplici campi allagati dall’incessante pioggia dei giorni precedenti.
"Come mai tutta quest’acqua, Signorina?" Mi chiese un passeggero in prima fila.
"Ha piovuto molto Signore ed il terreno non ha ancora assorbito l’acqua ricevuta."
Risposi io, che non avevo mai visto le risaie allagate; poi, vedendo come il cielo si specchiava sull’acqua, aggiunsi serafica:
 "Ha visto che spettacoli offre il nostro paese?"
Un po' più in giù, un’altra passeggera mi domandò:
 "Sono risaie queste o è tutto dovuto alla pioggia?" 
Un campanellino d’allarme suonò nella mia mente…risaie?!
 "No Signora, ha solo piovuto molto" Ma rimuginavo…
Poi ancora un passeggero, in ultima file, mi fece la stessa domanda.
Cosa fare?!
………………………..
 "Beh…Signore… in parte sono risaie… in parte… campi allagati dalla pioggia!"
 Optai per la via di mezzo!
Poi corsi a sedermi e non mi alzai più fino all’arrivo al parcheggio.
Dopo di ché, offrii colazione ai miei colleghi, senza menzionare il fatto ma dicendo solo che dovevo autopunirmi per una certa cosa!
A conti fatti, credo che dobbiate avere più pazienza voi con noi, che non viceversa!

 

domenica 7 aprile 2013

Con la testa fra le nuvole, 3° capitolo

Con la testa fra le nuvole
 
Capitolo terzo

Gli aerei su cui lavoro sono macchine non troppo grandi; hanno una capienza che varia dai quarantotto passeggeri del più piccolo ai settantadue del più grande.
Anche l’equipaggio e’ composto da un numero ridotto di membri: abbiamo il Comandante, il pilota o  Primo Ufficiale, e uno o due assistenti di volo a seconda del numero di passeggeri.
La regola vuole, più o meno, che per ogni cinquanta persone ci sia un assistente.
I conti potete farli da soli…
Il nostro operativo prevede voli nazionali e internazionali.
Il fatto che i nostri aerei abbiano dimensioni minori rispetto ad altri e’ stata anche la ragione per cui l’altezza non fosse criterio discriminante nella nostra selezione.
Ma andiamo avanti…seguitemi attenti…sto per iniziare il mio primo giorno di lavoro e sono tutta eccitata e un po’ spaventata!
Mi devo presentare in aeroporto un’ora prima dell’orario di decollo del primo volo della giornata.
Qui incontro il resto dell’equipaggio…coloro che per i prossimi giorni saranno i miei compagni di lavoro.
Io sono ancora novella ma capisco che qui si conoscono già tutti e che sarà facile farsi nuove amicizie;  sembrano tutte persone  perbene e simpatiche.
Il Comandante prende la parola e procede a farci un piccolo briefing a proposito del metodo di lavoro che intende adottare, delle procedure di normali operazioni  e di quelle da seguire in caso di eventuali emergenze.
Si stampano i documenti di volo, meteo, cartine, eventuali limitazioni di volo, lista passeggeri e finalmente siamo pronti per andare a bordo.
Ecco,dopo tanta attesa, oggi sono titolare del volo!
Ma non statemi così vicini…!
Mi mettete agitazione e non ricordo più cosa devo fare!
….Allora...controllare che siano state fatte le pulizie...ok!
Dare un occhio alle tasche che le riviste siano ben sistemate…fatto!
Gli equipaggiamenti di emergenza…controllati!
...uhmm…c’è ancora qualcosa…ma cosa…cosa…ah!…sorridi…
Sorridi!
I nostri ospiti sono arrivati!
Ce la farò a non tremare servendo da bere?!
Mi raccomando...fatemi sapere come sono andata!

Da quel giorno ne ho fatta di strada…
Sono cresciuta ed ho imparato tante cose…non tremo più nel porgere il bicchiere…e so rivolgermi ai passeggeri senza arrossire o sentirmi impreparata.
Ho imparato a conoscere e a vivere con i miei colleghi, giorno dopo giorno.
Sarò sincera: la nostra è proprio una bella compagnia e direi in entrambi i sensi.
Andare al lavoro per me è un piacere perché so che lo farò accanto a persone che oltre a colleghi sono diventati compagni di gioco e vita.
Certo esistono le eccezioni ed allora si deve fare buon viso a cattiva sorte e limitarsi ai rapporti formali.
Mi ricordo di un sms inviato che diceva così: “Il Comandante è bello ma noioso, il pilota è carino ma noioso, il collega è brutto e antipatico!”
Questo è uno di quei casi in cui un tremendo mal di testa torna sempre comodo!
Fortunatamente da noi casi del genere sono una rarità.
Qualche anno fa passai il giorno del compleanno proprio lavorando.
Ebbene, non ho mai ricevuto tanti auguri in tutta la mia vita!
Già, perché il Comandante, nel dare il suo personale benvenuto ai passeggeri, non mancava mai di ricordare che quello era un giorno speciale…”il giorno in cui la nostra graziosa hostess Federica compie i suoi primi trent’anni!!”
Applausi e auguri seguivano abbondanti.
Non sempre le nostre giornate sono lievi e divertenti, ma un buon rapporto all’interno dell’equipaggio aiuta a sdrammatizzare le giornate NO e una battuta, una parola di conforto, rinfranca di molte osservazioni pedanti di cui, qualche volta, ci omaggiate voi  passeggeri.
Così è divertente quando il Comandante ci presenta con nomi astrusi.
Cominci a notare i sorrisetti maliziosi e divertiti dei viaggiatori ed è inutile cercare di schermirsi e dire che è tutto un gioco e che il tuo nome non è Ubalda ma, più semplicemente, Federica: rimarranno tutti dell’opinione che sia tu a vergognarti di un nome così particolare!
Una volta  ricordo che il mio Comandante, mentre mi trovavo ancora a sistemare le valigie e chiudere le cappelliere in cabina, strillò via Public Address:
“Priscilla! Chiudi la porta!”
Alla  sua voce si unirono quelle dei signori attorno a me:
“Priscilla svelta! Chiudi che c’è corrente!”
 “Priscilla...non senti il Comandante?”
In quel momento avrei voluto scomparire! L’unica consolazione furono le gentili parole di un’anziana signora:
“ Priscilla…proprio un bel nome” e mi sorrise dolcemente.
E il mio Comandante se la rideva sotto i baffi che non aveva!
Ma naturalmente anche il loro atteggiamento nel tempo è cambiato; all’inizio c’era come la volontà di scuoterci, di svegliarci da quel torpore infantile che ancora ci rendeva impacciati e poco rilassati sul lavoro e nei rapporti interpersonali.
Quindi specialmente all’inizio, quando ancora eravamo in addestramento, i nostri colleghi si sono esibiti nelle peggiori (e più divertenti) pantomime!
Ci sono passata anche io, ma a me e Monica accadde solo un piccolo episodio imbarazzante…
Capitava che il Comandante chiedesse a noi “apprendisti” se si volesse fare un decollo o un atterraggio in cabina di pilotaggio, che è un’esperienza meravigliosa!
Toccò a Monica il privilegio. Il Comandante squadrandola con fare audace le chiese: 
“Ti sei tolta le mutandine? Lo sai che è tradizione non portarle per il primo decollo in cockpit?!”
Monica fattasi di mille colori trovò lo spirito di rispondere :
Ma non è il mio primo decollo…”
L’impertinente si fece una bella risata e aggiunse: “ Allora sei autorizzata a tenerle!”
Ad un mio compagno di corso capitò di peggio.
Riuscirono a convincerlo che, in mancanza dell’autista, dovesse essere lui a condurre il crewbus!
Cose da pazzi!
Nonostante tutto la condotta può essere una vera nemica e rendere il lavoro, già faticoso, ancora più pesante.
Mancanza di collaborazione, scarsa comprensione, atteggiamenti scioccamente autoritari come pure eccessive confidenze possono alterare enormemente il nostro stato d’animo già sotto pressione per via dello stress fisico, delle difficoltà operative e dell’inevitabile scontro/incontro con i passeggeri.
Si può creare allora un’atmosfere tesa, fatta di movenze e sguardi guardinghi pronti all’attacco o alla difesa.
E senti di non star bene con te stessa…senti di poter offrire meno a chi hai intorno e capisci che anche gli altri ti vedranno sotto una luce diversa.
Quelle giornate non desidero altro che potermi rifugiare il prima possibile nella mia stanza e ricaricarmi di pensieri positivi per affrontare con energia la battaglia del giorno dopo.



 Buona domenica!