sabato 30 marzo 2013

La Pasqua di noi bambine

Ricordo con piacere le giornate di festa che precedevano la Pasqua. 
La nonna e noi bambine ci riunivamo in cucina e sul grande tavolo sistemavamo colori, vaschette e pennelli. La bisnonna, già all'opera, tirava su le uova lessate e le metteva sotto l'acqua a raffreddare. Io e mia sorella pasticciavamo con le tinte e ci interrogavamo su cosa disegnare. 
Era tradizione nella nostra famiglia, dipingere le uova, portarle a far benedire durante la Messa di Pasqua e mangiarle a pranzo tutti insieme. Talvolta le uova erano dipinte tutte di un colore, qualche volta cercavamo di personalizzarle con risultati non troppo soddisfacenti. Ma eravamo piccole e ci sembravano splendide.
Le nostre manine si riempivano di tonalità diverse di colore e le nostre impronte digitali sparse per tutta la cucina, nonchè stampate sulla superficie delle uova colorate.
Si preparava un bel cestino dove si riponevano le uova, qualcuno di quei pulcini gialli e morbidi che si comprano in cartoleria e tutto era pronto.
Alla mamma invece toccavano la torta pasqualina (torta di carciofi) e la pastiera, uno squisitissimo dolce che tutti conoscerete!
Ma la Pasqua per noi era anche un'altra cosa...una cosa magica e misteriosa...qualcosa che accadeva durante la notte che precedeva la festa.
Tanti coniglietti uscivano dalle loro tane e nascondevano per noi ovette di cioccolata ovunque, in casa e in giardino; la mattina dopo si svolgeva un'eccitante caccia al tesoro sotto l'occhio divertito della mamma e delle nonne. 

L'infanzia è un luogo magico e meraviglioso ed è un peccato che si debba abbandonarlo crescendo.
Per fortuna ogni tanto possiamo chiudere gli occhi e farci un salto dentro e sentirci nuovamente al sicuro, coccolati da favole e fantasia e circondati da quel mondo fiabesco dove tutto è possibile e plasmabile a nostro piacimento.

Buona Pasqua a tutti!!!

mercoledì 27 marzo 2013

La casa dei nostri sogni

Casa mia, casa mia per piccina che tu sia tu mi sembri una badia.

La casa...il posto dove non ci si sente mai soli, perché pieno dei nostri ricordi, dei nostri libri, degli oggetti a noi cari.
La casa...il nido che protegge i nostri affetti, i sogni, la nostra intimità.


Ognuno di noi ha un'idea di casa ideale e la persegue con passione per tutta la vita.
Avete mai visto "La casa dei nostri sogni" un vecchio film con Cary Grant e Myrna Loy?
Una commedia gradevolissima che racconta le vicessitudini di una famiglia alle prese con la costruzione della casa dei loro sogni. Tra mille vicessitudini, situazioni paradossali (ma molto reali e condivise da chiunque si sia messo operai in casa), i nostri eroi alla fine felici, invitano gli spettatori a far loro visita nella nuova e splendida casa di campagna.


Oggi, mentre aspettavo mia nonna dal dentista e sfogliavo alcune riviste, mi ha colpito questa foto.
Anche il luogo meno ospitale può nascondere un piccolo paradiso; l'amore di una donna per la propria casa vince ogni difficile condizione ed una semplice baracca si trasforma nella più invidiabile ed intima villetta con giardino e vista panoramica.

Periferia di Lima

domenica 24 marzo 2013

Favole per bambini "Lizzi e la piccola sirena"



Non sempre i sogni sono desideri nascosti…talvolta sono avventure imprevedibili, talvolta essi ci insegnano come vivere la realtà al di là del sogno, talvolta sono solo dolci nascondigli dove vivere la nostra fantasia.

Ma anche questa favola inizia nella maniera più classica e quindi…




C’era una volta una bella bambina dalla chioma rossa, portava i capelli legati in due graziose trecce piene, nel visino puntellato di lentiggini spuntavano due occhietti sorridenti ed una boccuccia rosea un po’ imbronciata. Viveva  con la mamma e il papà in una graziosa casina in campagna, circondata da un bel giardino pieno di fiori e alberi da frutto. Lizzi era il suo nome e nonostante fosse una bimba buona e ubbidiente, era una bimba molto indolente e bisognava sempre pungolarla per farla muovere. Così la mamma la sgridava spesso e le trovava mille cose da fare per combattere questo suo difetto.

Quel giorno, Lizzi si era appena svegliata, già molti galli avevano cantato e quando scese per fare colazione trovò la mamma in procinto di uscire per recarsi al mercato.

La mamma le disse di finire in fretta la colazione e riordinare tutta la sua stanza, rifarsi il letto e poi mettersi a fare un po’ di compiti. Le diede un bel bacio sulla guancia ed uscì.

Lizzi cominciò a bere il suo latte e cioccolata, lentamente, inzuppando ogni tanto un po’ di pane e burro che aveva trovato pronto nel piattino accanto alla tazza.

Sempre lentamente scese dalla seggiola, lavò il piattino e la tazza e tolse le briciole di pane dal tavolo, andò alla finestra e con la sua grassa manina le gettò ai suoi amici uccellini che l’aspettavano sul ramo del melo fischiettando. Rimase pigramente ad osservarli finché  l’arrivo di grosso corvo nero gracchiante non la distolse dai suoi pensieri. Guardò verso l’orologio sulla madia e si accorse che era già passata un’ora!

Presto! Presto! Lizzi corse nella sua cameretta. C’erano giocattoli dappertutto, bambole bionde vestite da damine, costruzioni in legno, animaletti ogni dove, colori ed album da disegno.

Lizzi cominciò volenterosa e velocemente sistemò i suoi giochi ognuno al proprio posto, preparando anche il libro dei compiti aperto sulla sua scrivania.

Però che stanchezza…quanto lavoro…e ancora doveva rifare il letto!

Ma per non fare inquietare la mamma si diresse verso il letto. Non era una cosa facile! Il letto era un po’ più alto di lei e per aiutarsi ci salì sopra e incominciò a tirare le lenzuola.

Ecco però che uno strano odore la colpì. Da dove poteva venire? Da dentro il letto? Nooo…

Non era possibile eppure…Lizzi si infilò con la testa sotto le coperte ma, scruta, scruta non riusciva a vedere nulla! Il suo letto non le era mai apparsi così profondo! Ed era così buio! Poi un gemito e di nuovo quello strano odore! Che poteva essere?

Si sa che l’occhio dopo un poco si abitua all’oscurità e finalmente la bimba riuscì a vedere in fondo al suo letto il muso di un cane accucciato! Ma come poteva essere finito laggiù? Lei aveva dormito nel letto tutta la notte fino a mattino inoltrato…e non c’era nulla là sotto!

Ma …guardando bene si accorse che non era un solo cane, erano una coppia di cani e almeno cinque cuccioli ed ancora tre gatti bigi ed uno bianco.

Lizzi era sbalordita e si avvicinò per domandare a quel gruppo di animali cosa facessero nel suo letto: avevano forse freddo? Erano forse ammalati?

Ma gli animali scoperti si misero in fuga, riuscirono a liberarsi dalle lenzuola e trovarono un’uscita in fondo al letto. Solo il gatto bianco si fermò un attimo presso la bambina e la guardò con occhi dolci e bisognosi, poi segui il gruppo!

Lizzi era pigra si, ma anche molto curiosa, così si mise a rincorrere il gruppetto, che intanto era saltato giù dalla finestra e si era allontanato al di là del giardino.

La bimba scese di corsa le scale, uscì di casa e si diede l’inseguimento. Le sue gambette non erano certo veloci ma raggiunse facilmente gli animali, anche perché essi trasportavano un fardello piuttosto pesante.

Che cosa poteva essere?   Era uno strano animale, sembrava una sorta di pesce perché aveva  la coda coperta di squame …però aveva anche una pelliccia lunga di un colore inusuale, verde, forse blu , sembravano capelli, ma come faceva un pesce ad avere i capelli e poi i capelli blu?!

Questo era troppo per lei e cominciò a chiamare gli animali in fuga, invitandoli a fermarsi, lei aveva il fiatone e non poteva più correr loro dietro!

Il cane più alto, che sembrava un alano, senza fermarsi la guardò con i suoi grandi occhi tristi e le abbaiò in tono profondo che non potevano fermarsi, dovevano salvare la loro amica e farlo velocemente.

La bambina allora si offrì di dare loro una mano ma doveva almeno sapere di che cosa avevano bisogno e chi dovevano aiutare.

Sempre correndo il grande cane le rispose che cercava dell’acqua possibilmente di mare, altrimenti la piccola sirena che portava sulla groppa sarebbe morta.

Sirena?? Aveva detto proprio sirena?? Ma lo sapevano tutti che le sirene non esistono! La mamma le aveva letto delle storie sulle sirene ma le aveva anche detto che erano appunto solo favole!

La volevano certo prendere in giro e proprio per questo decise di aiutarli, per poi smascherarli!

Acqua salata, acqua salata…dove potevano trovarla? Loro abitavano in campagna, il mare era assai lontano…però c’era un fiumiciattolo non troppo distante e se non ricordava male, la sua maestra durante una lezione di geografia, aveva detto che tutti i fiumi vanno verso il mare e si gettano alla fine in esso!

Valeva la pena tentare!

Disse all’alano di seguirla e girò verso l’aperta campagna. Corsero ancora un po’ fino ad arrivare all’acqua. Lì si fermarono tutti e ripresero fiato. I cuccioli e la bambina erano davvero stanchi, le loro zampette non erano abituate a simile corse proprio come le gambette pigre di Lizzi.

L’alano aveva deposto a terra il fardello e dalla massa di pelo verde blu ecco uscire un visino tondo di bambina. Aveva gli occhi azzurro ghiaccio, le labbra rosse come corallo, la pelle pallida e fra i capelli, a questo punto non potevano essere che capelli, una piccola stella marina.

Lizzi la rimirava incantata e la bimba sirena le sorrideva debole.

Bisognava che subito si tuffasse in acqua, c’era poco tempo ormai, così aiutata dai cani e dai gatti la spinsero verso il fiume e la fecero cadere in acqua spiegandole che doveva solo lasciarsi andare.

Appena in acqua la sirena si sentì meglio e festosa si tuffava e faceva capriole. Lizzi era felice ma non così gli amici animali, volevano rimanere con la sirena…chi l’avrebbe aiutata adesso? Si sarebbe sentita sola e anche loro avrebbero sentito la sua mancanza.

Ed anche la sirena in realtà non aveva nessuna voglia di abbandonare chi l’aveva sorretta e protetta nella sua disavventura. Tornò indietro e appoggiandosi alla sponda, parlò così:

- Voi mi avete salvata e amata ed io vi amo allo stesso modo. Venite con me! Vi trasformerò in pesci e vivremo tutti insieme negli abissi del mare, nel mio regno, dove nessuno ci potrà fare del male. Laggiù potrete correre come sulla terra, ma lo farete con una pinna invece che con quattro zampe. Avrete per cucce le morbide alghe marine e per giocare tutte le mie amiche sirene!-

Gli animali si consultarono fra loro e poi si girarono scodinzolando e facendo le fusa e si tuffarono anche loro in acqua.


Quando riemersero non erano più gli stessi…ma erano diventati tutti degli strani pesci. Avevano corpi robusti e bocche dentate, con denti lunghi e sottili, e per illuminare il loro cammino, poiché non erano abituati alle oscurità del mare, la sirena li aveva forniti di piccole torce poste sopra la testa.

La sirena allora guardò Lizzi e ringraziandola le disse che se ne sarebbe andata portando con sé i suoi amici che ora erano diventati pesci degli abissi.

Mentre Lizzi li guardava allontanarsi, si senti scuotere dolcemente, un colpo di vento forse?

Poi ancora e ancora finché senti la voce di sua madre e si ritrovò di colpo nella sua camera, dentro il letto ancora sfatto!

Ma allora…aveva solo dormito? Era stato solo un sogno? Cercò di raccontare alla mamma quello che le era successo, cercò nel letto qualcosa che provasse quello che lei diceva, ma il letto era tornato un comunissimo lettino da bambina, pulito e profumato.

Aveva sognato tutto…ma era sembrato così vero! La mamma l’abbraccio e la prese affettuosamente in giro, poi la portò giù in cucina. Il pranzo era pronto e il papà le aspettava sorridente.

Nella cameretta tutto era in ordine, le bambole riunite in cerchio che si salutavano fra loro, il libro dei compiti sempre aperto sulla scrivania , le matite colorate dentro l’astuccio. La finestra era leggermente aperta, entrava una fresca brezza odorosa ed un raggio di sole entrava prepotente  nella stanza facendo brillare una piccola squama iridescente.


 Buonanotte e sogni d'oro... 





mercoledì 20 marzo 2013

Favole su misura

Sono molto contenta che il mio racconto abbia avuto così tanto successo. Era una piccola cosa, però come molte mie amiche hanno sottolineato, c'era tutta me stessa! 
Giacché avete gradito, sarà per me un piacere coinvolgervi in altre mie imprese letterarie, visto che in qualche cassetto c'è un'altro simpatico racconto che aspetta solo di essere svelato!
Un'altra mia passione sono le favole e mi sono divertita a scrivere qualche favola per bimbi partendo dai miei sogni notturni e dalle fantasie diurne :-)
Io faccio sempre tantissimi sogni e me li ricordo benissimo tutti o quasi; mi ricordo persino sogni che ho fatto quand'ero bambina, che mi hanno spaventata o che mi sono piaciuti particolarmente.
Voi ricordate i sogni che fate? Mio marito no...lui dice che non sogna, ma tutti sognano e per un motivo o per l'altro, non se lo ricordano.
Qualche giorno fà non mi sono sentita bene, avevo fortissimi dolori alla schiena e una mattina, immagino per una fitta tremenda, sono svenuta tra le braccia di Marco (mio marito). Ebbene, anche in quell'occasione, io per pochi secondi, ho sognato!!!
E' patologico :-D
In ogni caso tra sogno e realtà mi è venuto in mente di scrivere favole e mi è anche venuto in mente di scrivere favole su misura...
Cosa intendo?
Non sarebbe carino leggere, regalare, una favola dedicata? una favola il cui protagonista è il vostro bambino, la vostra bambina?
Mi è sembrato un simpatico progetto: mi basta poco...conoscere il nome, le passioni e le paure dei vostri figli, l'età ed io potrei costruire ad hoc una favole che narri le sue avventure :-)

Se la cosa vi piace e vi interessa lascio qui il mio indirizzo mail per qualsiasi informazione
taziojunior@libero.it




Grazie e buona serata :-)







martedì 19 marzo 2013

Concorso letterario

Eccomi qui a svelarvi il motivo segreto della mia soddisfazione...curiosi??? NOOO??? Pazienza ormai ve lo dico lo stesso!
Tempo addietro ho partecipato ad un concorso letterario indetto a Pisa dalla casa editrice Del Bucchia.
Una prima edizione dedicata al mondo delle donne: erano ammessi racconti scritti solo da autori donne, la giuria era composta da sole donne e l'argomento d'ispirazione era il rapporto fra le donne di famiglia, nonne, madri, figlie e nipoti.
Il tema mi ha subito tentato e preso coraggio mi sono buttata nell'impresa :-)
Ebbene il mio coraggio mi ha premiata ed il mio racconto è arrivato in finale ed è stato pubblicato in una piccola raccolta delle opere (15 racconti e 15 poesie) vincitrici.

Quindi ora siete pregati tutti di andare a comprare il libro e leggere il mio racconto! ;-)

Vabbé...
Avete un po' di tempo? 
Siete comodamente seduti? 
Allora buona lettura ...






Il giorno della mia nascita se lo ricordano tutti

Il giorno della mia nascita se lo ricordano tutti! Ero la primogenita e sono nata molto in ritardo rispetto a quanto i medici si aspettavano. Essendo la prima ho fatto anche piuttosto fatica ad uscire e pare che avendo il visino un po' patito e un po' paonazzo...mi avessero messo in ultima fila ben lontana dal vetro attraverso il quale sguardi curiosi cercavano di riconoscere lineamenti familiari nei sonnacchiosi visini dei neonati.
Non solo ero paonazza ma anche rossa di capelli e come dice mia mamma parevo un'arancia!
Nessuno si aspettava una bimba rossa, mia nonna era piuttosto preoccupata, aveva visto girottolare per il reparto un padre di pelo fulvo ed era convinta che avessero confuso i neonati.
Quando mi portarono dalla mamma erano quindi un po' tutti perplessi e se non sono stata rimandata indietro è grazie alla mia trisnonna che, tutta commossa, aperse il suo bellissimo ciondolo e ne tirò fuori una ciocca di capelli del marito: rossi come i miei!
Da lui prendo il nome Federica ed è grazie a lui che faccio parte di questa strana e non comune famiglia.
Ecco come i geni ti possono cambiare la vita!
Quando ero piccola fantasticavo sulla mia infanzia ed immaginavo di essere la figlia di qualcun altro,
immaginavo una vita diversa in una famiglia diversa, immaginavo destini incrociati e risvolti da favola...quand’ero piccola avevo tanta fantasia!
Poi sentivo i commenti degli amici...” Sei la copia di tuo padre”.
Poi guardavo il nonno e ritrovavo il mio naso sul suo volto, solo un po’ più grande.
Allora sentivo di non essermi persa in un gioco del fato ma di appartenere a quella mamma e a quel papà che mi avevano così tanto desiderata.
E’difficile trovare in se stessi delle somiglianze che siano nel carattere o nei tratti fisici, eppure negli anni si impara a riconoscerli, a rivedere gli atteggiamenti, le abitudine dei nostri familiari in noi stessi, a crucciarci di riscontrare gli stessi difetti, le stesse debolezze.
Quando sei un cucciolo guardi il mondo con occhi diversi, vivi di ingiustizie, di punizioni, di giochi e coccole e di premi, non esistono problemi e se esistono sono al contempo pesantissimi e impalpabili, come le nuvole nere che precedono il temporale … talvolta si avvicinano minacciose ed incombenti per poi scomparire un pochi istanti sospinte da un vento provvidenziale.
Mi ricordo che mamma e nonna bisticciavano spesso.
Queste baruffe scoppiavano improvvise, senza che nessuno, o almeno io, ne capisse la ragione. Una frase detta male, un’intenzione fraintesa e l’armonia di parole che fino a poco prima le aveva unite, si trasformava in battibecco. Io le guardavo, un po’ intristita, separarsi indispettite.
Allora ero tutta per la nonna! La nonna era un idolo che mia sorella ed io veneravamo con passione.
Ogni anno passavamo l’estate nella sua casa di campagna e lei ci faceva giocare in mille modi. Possedeva un’incredibile capacità creativa ed era allegra e divertente. Una supernonna in tutti i sensi.
Io la vedevo con gli occhi adoranti di nipote e mi dava fastidio che la mamma le trovasse sempre da dire e fosse sempre così antipatica con lei. Mi sembravano così diverse …
Oggi mamma e nonna continuano a bisticciare, ma io, oggi, ho una diversa percezione della vita.
Oggi mi rendo conto di quanto in realtà siamo simili. Stesso carattere deciso, stessa visione unilaterale di quel che le circonda. Ognuna di loro ama proporre la propria opinione, i propri gusti, vuole che tu li condivida e che ammetta che siano i migliori. Nonna forse con l’età si è un po’ addolcita, ha imparato il “vivi e lascia vivere”.
Mamma no! Ora sono io a scontrarmi più ardentemente con lei e mi chiedo se la stessa somiglianza che lega la mamma alla nonna, non leghi me a lei, rendendo il nostro confronto senza una possibile soluzione.
Simili di generazione in generazione, tenute insieme dalla nostra educazione, dai nostri pensieri, dai nostri valori; qualche volta controvoglia, ma sempre con amore.
Molto spesso ho creduto che quello che nonna mi raccomandava, fossero solo consigli frutto di una società passata, di una rigida educazione sentimentale e comportamentale. Consigli che appartenevano ad un’altra epoca, non più attuali, non più applicabili alla gioventù che stavo
vivendo.
Non mi sento vecchia né fuori moda dicendo che, invece, mi sbagliavo enormemente e che le regole della vita non cambiano mai. Certo cambiano un po’ i costumi, ma i giudizi su questi, no.
L’uomo nel suo intimo, nella sua parte animale, non muta e continua a cercare quello che sente più vicino al suo essere interiore.
Ovviamente eccezioni ci sono sempre state e sempre ce ne saranno, ma il cerchio della vita e’ piuttosto monotono e prima o poi tutti si lasciano andare al suo girare. Con “monotono” non intendo dire noioso, piuttosto tradizionale.
La vita che viviamo oggi è sotto molti punti di vista migliore di quella delle nostre nonne. Abbiamo molte più comodità a portata di mano, le nostre case sono più calde e confortevoli, ci muoviamo più velocemente e facilmente, comunichiamo più velocemente e facilmente.
Basti pensare al fatto che oggi persino i bimbi delle elementari hanno un cellulare quando, una volta, specialmente nei paesini, c’era un telefono pubblico posto all’interno del bar del paese.
Io avevo circa vent’anni quando sono usciti i primi cellulari e mi facevano tanto ridere alcuni amici che si chiamavano da una via all’altra del centro per annunciare, magari, un ritardo di soli cinque minuti.
Oggi ne ho trentasette ed anch’io ho perso il buon senso e faccio anch’io le stesse stupide telefonate!
Una volta la nonna con le sue amiche si scrivevano lunghe lettere e si emozionavano quando arrivava il postino e ricevevano l’attesa risposta.
Per poco anche io ho gioito di quella trepidazione, dell’ansia di aprire la busta, riconoscere la cara calligrafia e leggere le notizie, probabilmente vecchie già di giorni.
Oggi c’è Facebook che tiene uniti tutti e nessuno, oggi abbiamo internet che se per un verso ha del miracoloso, per l’altro ha reso impersonale ogni comunicazione scritta.
Certo non ne potrei fare a meno: mio fratello vive in Panama ed il piacere di conversare con lui guardandoci attraverso il monitor di un computer non ha veramente prezzo e penso, allora, a quanto fosse triste per coloro che avevano parenti all’estero non poterli vedere anche per anni.
La tecnologia ci ha fatto fare un balzo avanti inimmaginabile ai tempi dei nostri nonni, per loro oggi siamo davvero dei marziani ed ancora a me certe nuove applicazioni ed invenzioni appaiono un po’ da marziani.
Tuttavia la miglior educazione è ancora quella che ci viene dalle generazioni passate, quella che i nostri genitori ci hanno impartito sotto l’occhio vigile dei nostri nonni.
Quando si incontra una persona gradevole, ben vestita e composta la si definisce con nostalgia “ persona d’altri tempi”, sottintendendo tempi migliori.
Il mio nonno era un gran signore, si scopriva il capo per salutare un signora e cedeva sempre il passo quando la buona creanza e la sua sensibilità lo richiedevano. Non ha mai detto una brutta parola, mai un’espressione volgare o poco gentile; aveva un’eleganza nel modo di parlare e muoversi che pochissimi oggi hanno.
Se ne trovano ancora di queste figure, si vedono ancora passare queste coppie anziane discrete e ben vestite, quei vecchietti che, come dico io, te li porteresti a casa!
Quando queste persone non ci saranno più, non ci sarà più testimonianza del modo di vivere passato, di un mondo più semplice, più pulito, più decoroso nonostante tutto.
Non sono vecchia e tuttavia, evidentemente, sono ancora più vicina alle generazioni passate che a quelle odierne. Sono forse l’ultimo anello di continuità col passato e tocca a me coltivare ciò che di valido ho imparato e vissuto per renderne testimonianza negli anni e negli animi che verranno.
Mia madre soleva immaginare tenendomi per mano che, nello stesso istante, suo papà, morto quando lei era ancora giovane, tenesse per mano lei e che lui stesso fosse tenuto per mano dal nonno e così avanti in una lunga catena di affetti.
Io posso raccontare molto delle persone che non ho conosciuto nella mia famiglia, perché di loro ho sentito parlare per molti anni; posso parlare ancora di più delle persone che ho conosciuto e che
hanno riempito la mia vita da quando sono al mondo.
Persone comuni nelle loro debolezze, speciali nella loro unicità e nei loro pregi, persone coraggiose che hanno affrontato momenti duri con onestà e speranza. Alcune mi hanno insegnato attraverso i loro errori, altre attraverso l’esempio di una vita retta e morale.
Questo grande bagaglio, questa grande ricchezza, un giorno spero di poterla condividere con mia figlia e passare a lei un po’ di saggezza antica.
Le racconterò dei suoi nonni, dei suoi bisnonni e ancora più lontano nel tempo. Farò in modo che le loro voci risuonino ancora nell’aria ed il loro spirito faccia ancora da guida a me ed a lei.
Mostrerò le loro foto e la bellezza di quei volti che inviterò a ricercare negli altri.
Oggi il mondo ci offre infinite possibilità che se solo fossero accompagnate da valori sani e pensieri puliti ne farebbero un mondo davvero magnifico.
A mia figlia cercherò di passare proprio quei valori per dare, almeno a lei, una visione della realtà più felice e completa.




Grazie per l'attenzione <3

eccomi mentre ricevo il mio attestato di riconoscimento...ero emozionatissima!

ecco la copertina...non è graziosa?


lunedì 18 marzo 2013

Camelie a Nicosia

In attesa del post di domani, nel quale vi racconterò di una piccola soddisfazione personale, volevo completare il mio discorso sulle camelie menzionando un'altra manifestazione a loro dedicata, che si svolgerà alla fine del mese e non troppo lontano da Lucca. Questa volta ci trasferiamo nel cuore della Val Graziosa, nel complesso dei monti pisani. Siamo nella periferia di Calci e salendo su per stradine tortuose perse nel verde, si arriva a Nicosia, dove si possono ammirare un piccolo monastero e la sua chiesa. 
Il complesso fu edificato tra il 1258 e 1264 e vissuto da monaci Agostiniani fino al 1810.  Nel 1871 passò ai Francescani. Purtroppo negli anni Sessanta l'intero complesso venne affidato ad un unico frate che non riusciva ad occuparsi di tutto, così oggi il convento, di proprietà del demanio pubblico, si trova in stato di incuria ed abbandono.   
La chiesa parrocchiale invece è ancora ben conservata, ordinata e pulita e in netto contrasto con il disordine, la polvere e la trascuratezza dell'edificio accanto. Ma come ogni luogo abbandonato, il monastero incuriosisce il passante che, osservando le vecchie mura e sbirciando dal cancello, rivive con la mente i giorni di splendore di questo luogo ameno e santo.
È sopratutto il chiostro con i suoi vivaci aranci ed il piccolo pozzo a risvegliare sensazioni di pace e silenzio.


Normalmente non si può accedere al convento. L'occasione di visitare questo posto affascinante ci sarà nei giorni di sabato 30 e domenica 31 Marzo, durante  la manifestazione “Le camelie del chiostro”. 
Due giornate di festa per il convento e per il territorio, organizzate dall'associazione "Nicosia nostra",  nata nel 2004 per tutelare e valorizzare il complesso di Nicosia.
Oltre ad ammirare le due meravigliose piante di camelie secolari presenti all' interno del chiostro (una ha fiori rosa,  l'altra bianchi) e la mostra di camelie del territorio, le giornate saranno ravvivate da giochi, musica popolare, mostre fotografiche a tema, visita a Nicosia e dintorni. 
Un' occasione ancora per vivere la nostra storia e conoscere meglio il nostro territorio. 

Per ogni informazione sulle giornate consiglio di rivolgersi qui:
Associazione Nicosia nostra
via Dante 10 - 56011 Calci (Pisa)
nicosianostra@gmail.com

venerdì 15 marzo 2013

Antiche camelie, antiche storie

Ci sono molti e bellissimi tipi di camelie e tutti degnamente rappresentati nella romantica mostra Antiche camelie della Lucchesia che si svolge nel mese di marzo nel compitese, in particolare nei borghi di Pieve e S.Andrea di Compito. Una mostra itinerante, nel senso che si sviluppa all'interno dei paese, nei giardini fioriti delle ville signorili, nei piccoli orti aperti sulla strada e nei percorsi guidati all'interno del  Camellietum, creati  per raccontarvi la storia della camelia e mostrarvi le diversità stimabili fra le diverse specie.
Queste piante costituiscono oggi un patrimonio inestimabile sia per la loro maestosa bellezza che per la rarità delle cultivar ancora presenti sul territorio ed è importante conservare e testimoniare la loro lunga e rigogliosa presenza in Toscana.



La camelia proviene dal Giappone e dalla Cina ed era un fiore riservato alle persone di un certo livello sociale. Il suo nome è legato ad una antica leggenda giapponese:

si racconta che Susanowo, dio del vento, della pioggia e dell'uragano, era costretto a vivere per punizione nel regno del leggendario serpente a otto teste che ogni anno pretendeva il sacrificio della più bella fanciulla.
Susanowo, deciso a liberare il paese dal terrificante mostro, scese nel regno dei morti e in una fucina incantata forgiò una spada imprigionandovi un raggio di luce. Con la spada magica Susanowo si recò all'ingresso della grotta del mostro e attese pazientemente.
Intanto un triste corteo accompagnava al sacrifico la dolce principessa Campo di riso. Allo spuntar del giorno il drago apparve dalle profondità della caverna e al suo ruggito tremò ogni cosa. Ma non Susanowo che si lanciò sul mostro ed  intrapprese con lui una terribile lotta che terminò alla morte del drago. Susanowo si avvicinò quindi alla meravigliosa principessa e la chiese in sposa. Goccie di sangue colarono dalla spada sull'erba e come per magia apparve un grande arbusto dalle foglie verdi e lucide e dai bellissimi fiori bianchi chiazzati di porpora.
I fiori vennero chiamati  Tsubaki o Rose del Giappone e la loro caratteristica di non sfogliarsi, ma di cadere interi dalla pianta, venne assunta a simbolo di sacrificio di ogni giovane vita umana, a ricordo delle principesse vittime della crudeltà del  drago.


Le piante appartenenti al genere Camellia L. hanno avuto, sino dal loro arrivo in Italia, verso la fine del ‘700, grande successo come piante ornamentali, sia per la adattabilità ai nostri climi, che per la loro bellezza dovuta al fogliame sempreverde ed alla fioritura spettacolare.
La facilità con cui si possono ottenere nuove piante dalle fioriture diverse e più vistose, partendo dalla specie che per prima arrivò in Italia (Camellia japonica L.), suscitò l’entusiasmo dei collezionisti e degli estimatori.
In particolare in Toscana vennero prodotte molte cultivar (piante ibride create dall’uomo) e ne vennero importate altrettante da altre regioni italiane o addirittura dall’estero.
Le cultivar di Camelie furono impiantate nelle più prestigiose ville lucchesi dell’epoca, diventando una moda che ebbe il massimo del suo splendore verso la metà dell’800.


La camelia deve la sua notorietà anche al famosissimo romanzo di Dumas figlio, La dame aux camélias, struggente storia d'amore e sacrificio fra il giovane Armand Duval e la bellissima ed esile Margherite Gautier, corteggiatissima mantenuta parigina. La camelia era il fiore preferito da Margherite e la sua parure era sempre completata da un piccolo bouquet di splendide camelie bianche. 
Il romanzo piacque così tanto che anche il nostro Giuseppe Verdi dedicò a questa sfortunata eroina una delle sue opere, a mio avviso,  più dolci, appunto la Traviata

Proprio per la sua presenza ornamentale nei giardini dell'ottocento, la camelia è spesso menzionata anche da poeti e poetesse dell'epoca che ne decantano il candore o ne ricordano la presenza in luoghi a loro cari.
Eugenio Montale in una delle sue più antiche poesie, Riviere, descrive il paesaggio dell'estremo levante della Liguria esaltandone gli elementi naturali, tra cui gli alberi di camelie dai fiori pallidi:

Riviere,
bastano pochi tocchi d'erbaspada
penduli da un ciglione
sul delirio del mare;
o due camelie pallide
nei giardini deserti,
e un eucalipto biondo che si tuffi
tra sfrusci e pazzi voli
nella luce;
ed ecco che in un attimo
invisibili fili a me si asserpano,
farfalle in una ragna
di fremiti d'olivi, di sguardi di girasoli.

nella produzione successiva la camelia non comparirà più, forse troppo legata ad una produzione ottocentesca che andava perdendosi nel fiorire di un vivace novecento.

Questa mostra ci da la possibilità, non solo di passeggiare per le strade di graziosissimi borghi,  ma anche di continuare ad amare ed apprezzare una così ricca ed affascinate protagonista della storia. La mostra è in svolgimento quindi affrettatevi!

Troverete tutte le infomazioni sul sito ufficiale
http://www.camelielucchesia.it

A me non resta che augurarvi buona passeggiata! 


PS: se avrete gradito commentate qui sotto! ;-)

 




lunedì 11 marzo 2013

Sestola, il paese gentile


Sono appena rientrata dalla mia settimana bianca e già ne sento la mancanza! 
Ci sono posti in cui ti senti come a casa e Sestola è uno di questi.
Se dovessi cercare un aggettivo per definire questo borgo sarebbe gentile, perché a Sestola il sorriso non manca mai, anche ora che i tempi non sono dei migliori, perché la mano è sempre tesa e la parola sempre garbata. 

Sestola è un piccolo paese dell’Appennino tosco-emiliano, più precisamente sotto il Monte Cimone, che si sviluppa, nella sua parte più vecchia, lungo una via principale fatta a ferro di cavallo, costellata di negozietti, caffè e ristorantini. Dove la strada curva a gomito, si diparte una viuzza che porta dritta, dritta (si fa per dire :-) ) al Castello che domina tutto il paese.  Da lì si possono notare le molte case più moderne costruite nel tempo, alcune graziose, altre, purtroppo, meno.
Le piste non sono a vista ma ci si arriva in un batter d’occhio. Dal paese parte una seggiovia che porta a Pian del Falco, il primo step, poi con l’autobus si arriva fino in cima al Passo del Lupo da dove partono i principali impianti sciistici.
Amo molto sciare, sono stata in vacanza per diversi anni sia in Trentino che in Valle d’Aosta e posso dire che il comprensorio del Cimone, pur non essendo così esteso, ha tante belle piste e di diverse difficoltà e conquista facilmente ogni tipo di sciatore.
Io, almeno, mi sono molto divertita ed ho sciato tanto nonostante il tempo e la neve che questa settimana non erano dei migliori.
Devo essere onesta abbiamo preso anche tanta acqua e per ben due volte siamo tornati a casa zuppi come pulcini!
L’anno scorso sono venuti su per la prima volta con mia sorella e il suo allora fidanzato (ora marito), il mio allora fidanzato (ora marito) e la nostra nonna. Un’ inusuale combriccola desiderosa di divertirsi e scoprire il meglio di Sestola!

Ed ecco a voi una piccolissima lista di cose  a cui non dovrete rinunciare quando verrete (perché dovete venirci!) in questo splendido paesino emiliano: 

Cenare, almeno una sera, presso La taverna wine cafè  che prima ancora che con i sapori vi conquisterà con la sua atmosfera intima e la musica francese che si spande per la via ed invita ad entrare!                   http://www.gustamodena.it/latavernawinecafe/ 

Mangiare funghi fritti e gnocchi fritti, ripieni a piacere, presso la Rosticceria funghi, in fondo al paese. Generalmente e più sicuramente la Signora frigge nel fine settimana a partire dal venerdì mattina, due volte al giorno, alle 11:00 e intorno alle 18:00. 
Immancabile appuntamento!
Se il periodo è un po’ più tranquillo, potrebbero esserci mutamenti negli orari, quindi meglio fare un salto e informarsi direttamente! 

Paradiso del palato
gnocchi fritti pronti per essere farciti
funghi fritti
Quando poi, belli pasciuti, avrete voglia di sciare, se non siete attrezzati, come non lo sono io, vi consiglio spassionatamente di arrivare su a Pian del Falco ed entrare da Protti Sport.   Già il nome mi piace tanto … mi ricorda leprotti e mi fa simpatia, ma a parte queste mie puerili considerazioni, troverete nei signori Protti tanta professionalità, gentilezza e disponibilità ed infine, cosa che non guasta, generosità nel tirare le somme. http://www.prottiegilli.it/contatti_sci.htm

Protti sport: entrate e ne uscirete soddisfatti




Il Ristoro dello sciatore
Ultimo consiglio personale per chiudere il tour in bellezza è sostare al Ristoro dello sciatore, uno dei ristoranti che si trovano su a Passo del Lupo.
Anche lì, nonostante il pienone tipico dell’ora di pranzo e delle classiche soste sciistiche, troverete attenzione e simpatia nei molti giovani che lavorano nel locale e che meritano tutti che io li menzioni!



That's all folks  :-) 

Io il prossimo week end sarò lassù ... voi?  

 

Passo del Lupo