Oggi c'è un bel sole e sembra che la primavera/estate sia finalmente arrivata!
Peccato che la pioggia dei giorni scorsi abbia abbattuto tutti i fiori che erano sbocciati ai primi, e comunque tardivi, raggi del sole!
Pazienza...ne arriveranno di altri e più belli :-D
Ma eccoci giunti all'epilogo della mia storia. Epilogo virtuale, perchè, nella realtà, ho lavorato in Alitalia per i cinque anni successivi al racconto. Poi è successo quel che tutti sapete e molti di noi sono rimasti fuori.
Ma questa è un'altra storia e meno divertente.
Con la testa fra le nuvole
Capitolo nono
Certamente la nostra professione rende molto indipendenti, ci permette di vivere dinamicamente e forgia il carattere e il fisico.
Per contro rende un po' più difficili i rapporti interpersonali.
Il fatto di mancare così spesso da casa toglie molto tempo alla nostra vita sociale, perché non sempre riusciamo ad avere libero il canonico week end e non sempre i nostri amici sono disponibili quando noi potremmo esserlo.
Per noi sono tutti giorni feriali ...non valgono le tradizionali festività, si lavora a Natale, Capodanno, Pasqua se previsto dal turno e vi assicuro che passare le feste lontano dai cari, non per scelta ma per dovere, è alquanto spiacevole.
Ancor più che con gli amici, i problemi si presentano con il fidanzato o ragazzo o compagno che dir si voglia.
Non che sia impossibile avere una relazione, ma certo ci vuole da entrambe le parti un grande impegno, tanta comprensione e disponibilità.
Molti uomini non accettano l'idea che la loro donna passi così tanto tempo fuori e spesso in compagnia maschile.
Posso anche capirli, perché la frequentazione è essenziale in una relazione ma, come mi sono sovente trovata a dire, vedersi è importante, esserci l'uno per l'altro, lo è ancora di più.
Per quanto riguarda poi, possibile gelosie, dico solo che la fiducia in un rapporto di coppia è fondamentale e bisognerebbe sempre ricordarsi che quando noi partiamo, anche le nostre dolci metà rimangono sole e passibili di sospetto.
Fatte queste premesse, le mie più care amiche sono tutte single e non sempre vivono serenamente questa condizione.
Io stessa per lungo tempo ho alternato momenti di solitudine a frequentazioni più o meno lunghe. L’equilibrio mai!
Eppure la vita che facciamo ne richiede tanto.
È bello sapere che a casa una persona speciale ti aspetta e che, oltre a tutto questo girovagare, c'è un punto fermo a cui rimanere legate.
La necessità di sicurezza, unita alla naturale predisposizione della donna a stringere il legame con il partner e al tempo limitato che abbiamo a disposizione per noi stesse, fa si che, forse, noi assistenti di volo, si spaventi un poco il genere maschile.
L'unione fra la nostra effettiva libertà e questo sentimento di insicurezza, crea un cocktail dal quale l'uomo tende generalmente a fuggire.
Egli poi, è naturalmente spaventato dall'impegno sentimentale e fino all'ultimo reclama la sua natura di cacciatore.
Se mettiamo insieme le due cose ecco spiegato perché tante brave e belle ragazze rimangono sole.
Smettiamola di tacciare le hostess di libertinaggio.
Siamo semplicemente donne e come tali vogliamo essere considerate, donne il cui lavoro non pregiudica e non influenza il carattere, la predisposizione o la serietà.
Talvolta ho momenti di malinconia...vorrei non dover partire, vorrei rimanere accanto al ragazzo che amo.
Il lavoro mi porta via del tempo che desidererei invece passare solamente con lui.
Lui, che mi accompagna in ogni viaggio.
Lui, che verso nel mio caffè al posto dello zucchero.
Lui, che offro ai passeggeri insieme all'acqua naturale e gassata.
Quanti secondi si possono contare in un giorno...ogni secondo è un pensiero dedicato a lui.
Questa è la mia storia.
È la storia di tante ragazze come me, innamorate e fedeli, timorose che la lontananza possa portarci via quel prezioso tesoro che è l'amore, quel senso di calore che non ci fa sentire mai sole e che ci da la forza per affrontare le difficoltà con spirito leggero.
Perché il mondo può continuare ad agitarsi, ma io ho te.
E così ognuna di noi lotta per tenersi il proprio uomo. Credetemi...spesso si fanno veri sacrifici, ma che importa se non ci reggono le gambe quando saranno le sue braccia a sostenerci?!
Queste siamo noi!
Donne libere e coraggiose, donne fragili esposte alle intemperanze delle situazione.
Siamo quei volti sorridenti che vi accolgono premurose, quelle mani sicure che vi presteranno cura e attenzione.
Siamo soldatesse in prima linea, che rispondono ai colpi di mitraglia con dolcezza e comprensione.
Siamo persone...che veniamo ferite dalla maleducazione e dall’indifferenza, ma non ve lo lasciamo capire.
Siamo professioniste ed amiamo la nostra professione.
giovedì 9 maggio 2013
venerdì 3 maggio 2013
Con la testa fra le nuvole 8° capitolo
Oggi volevo festeggiare con voi e ringraziarvi per il piacere che avete mostrato nei riguardi del mio blog e delle mie avventure aeree :-D
Ho da un po' superato le 1000 visualizzazioni e sono FELICISSSIMAAA e ancora vi ringrazio :-)
Come vi avevo accennato siamo arrivati in fondo ma vedrò di divertirvi ancora con nuovi racconti perciò continuate a seguirmi :-)
Questo capitolo è un assaggio dei posti che ho visitato e dei particolari che mi hanno colpito delle singole città. Alcune delle mie riflessioni le avrete fatte anche voi, chissà!
Molte cose sono un po' cambiate rispetto al racconto. Oggi potrei definirlo "documento storico del bel mondo che fu".
Come sempre, mettetevi comodi e godetevi la lettura :-)
Con la testa fra le nuvole
Capitolo ottavo
Il nostro operativo di volo non prevede tratte intercontinentali e anche in Europa siamo un po' limitati.
La nostra compagnia si occupa prettamente di fideraggio ovvero trasporto di passeggeri dagli scali periferici agli scali maggiori chiamati "Hub", ovvero Roma Fiumicino e Milano Malpensa.
Come già detto operiamo molto in Italia e, all'estero, in Francia, Germania, Svizzera, Austria, Spagna e ci stiamo aprendo anche ad alcuni scali dell’Europa dell’est.
Io volo molto in Europa e ciò mi ha permesso di visitare città bellissime e non proprio a portata di automobile, vivendole un poco da autoctona, facendone mia la personalità.
Ogni città ha la sua personalità e i suoi abitanti ne sono permeati o piuttosto è il contrario e allora è il carattere degli abitanti a dare l'impronta alla città!?
Mi piace però pensare che sia vera la prima delle ipotesi e che quando si gira per Parigi si diventi un poco parigini, a Berlino ci si senta berlinesi e a Barcellona un po' catalani!
Non abbiamo sempre il tempo per una vera e propria visita, ma sosta dopo sosta la città perde il carattere di estraneità, prendi confidenza con le strade, i negozi, i bar, ristoranti, scorci di quartieri e parchi e alla fine ti senti a casa un po’ ovunque.
Questa è una splendida e confortante sensazione.
Così è per la camera d'albergo, che diventa la tua seconda abitazione e da fredda e asettica diventa intima e conosciuta, un luogo dove riposare la mente e il corpo in serena agiatezza.
Questo processo di familiarizzazione è molto importante per noi naviganti.
La nostra è comunque una vita disordinata seppur interessante e abbiamo bisogno di punti di riferimento ancor più di altre persone.
Sentiamo il bisogno di ricreare altrove il nido che lasciamo ogni volta che il lavoro ci chiama.
Se ci sentissimo perennemente forestieri in giro per il mondo, credo che non riusciremmo a vivere la nostra quotidianità con la stessa gioia ed energia.
A me personalmente spaventerebbe molto.
Non è facile davvero: ci si arricchisce molto da un lato, si perde molto dall’altro.
Da quando sono assistente di volo le distanze per me sono un'opinione: non mi sgomenta muovermi da un capo all'altro dell'Italia o improvvisamente decidere di partire per chissà quale destinazione.
Questo posso farlo grazie alle facilitazioni di viaggio di cui godiamo e che mi permettono di viaggiare a costi relativamente contenuti.
Anche questo è uno degli aspetti positivi della nostra professione…e se non giri per tuo conto, lo fai per lavoro ed è comunque simpatico pensare di svegliarsi a Nizza e cenare a Monaco di Baviera per rientrare in Italia il giorno seguente e gustarsi un'ottima pizza napoletana.
Tutto questo è strabiliante, anche se in realtà non ho il tempo di realizzare tutti i miei spostamenti quando sono in servizio.
Quello che ancora e sempre mi affascinerà, è poi poter vedere il mondo dall'alto.
Vi sarà certo capitato di sorvolare le alpi…è sempre uno spettacolo di grande bellezza ma all'alba ed al tramonto acquista una dolcezza che incanta e fa desiderare di non tornare più a terra.
La vista soave dei laghetti di montagna che ammiccano fra una vetta e l'altra o quella maestosa dei laghi lombardi con le loro cittadine che impreziosiscono le sponde.
Splendidi, ma non chiedetemene il nome…riesco solo a riconoscere il lago Maggiore!
Inaspettati gli avvicinamenti su Barcellona: venendo dalla Francia si sorvola una lunga striscia di spiaggia dorata (la costa Brava) e si è già talmente bassi che si riescono quasi a contare gli ombrelloni aperti. Tutte quelle villette con le loro piscine che sembrano tante finestre aperte su un cielo azzurro sotterraneo.
Poi la città…dapprima gli agglomerati si intensificano disordinati, ma ecco le strade che mettono ordine fra le case; viali ampi tutti perpendicolari al mare, per un attimo la città sembra una grande scacchiera e un attimo dopo l'aereo vira, cambia prospettiva e l'ordine si disfa.
Riusciamo ad intravedere il porto, la Sagrada Familia (non molto evidente in realtà, quindi si deve prestare attenzione per vederla) e di nuovo la periferia e la campagna.
Vi sto annoiando? Come è possibile? Con tante volte che ci sono stata non ho neppure cominciato ad assuefarmi a questo panorama!
La bellezza di Firenze, la grandiosa estensione di Roma con l'Altare della Patria che brilla nel suo candore, Milano e il suo Duomo…visti dall'alto sembrano plastici perfettamente eseguiti.
Se un giorno vi succedesse di incontrare una hostess intenta a scattare fotografie dai finestrini dell'aereo, beh…siate certi che quella sono io!
Lo faccio per mia madre che ha una folle paura di volare, voglio mostrarle cosa si perde, voglio immortalare per lei quelle montagne di nuvole bianche che prendono le forme più strane e che sono belle da ammirare dal basso ma sono stupefacenti quando ci si vola accanto.
Se non facessi questo lavoro, credo che mi piacerebbe fare l'eterna passeggera!
Ancora ricordo quando andai al Cairo in vacanza, passammo sul deserto,ora roccioso, ora sabbioso e denso e sorvolando la città ci apparvero le piramidi. Che visione eccitante!
Come si può avere paura di tutto questo?
Forse un giorno riuscirò a portarla in volo con me e chissà che quello non sarà il primo di tanti viaggi!?
Subito la porterei a Vienna, una città che amerebbe immediatamente.
Capitale dell’Impero Austro-Ungarico è rimasta regale, grandiosa ed elegante.
Famosa anche per la Torta Sacher e per i suoi Valzer, nonché per l'affascinante principessa Sissi, offre ai suoi visitatori molteplici svaghi: dalle romantiche passeggiate in carrozza alle pinacoteche ed ai musei, dalle immersioni nei verdeggianti parchi alle immersioni negli eleganti e ricercati negozi del centro.
Solo il clima non le è amico: durante l'inverno il freddo è tremendo, esasperato dal vento forte che raramente l'abbandona, spesso nevica, ma ciò dona maggior fascino alla città. L'estate è calda, troppo, così suggerisco a chi volesse prendere una vista di Vienna di privilegiare il periodo primaverile o quello autunnale.
Come seconda destinazione sceglierei per mia madre Monaco di Baviera, altra splendida città ricca di storia e cultura.
Allegra e gaudente ad ogni angolo trovi una birreria o le tipiche Stube dove puoi gustare gli squisiti wurstel bianchi e quei prelibati arrosti e il famosissimo stinco al forno con patate e crauti…solo a menzionarlo ho l'acquolina in bocca!
Molto conosciuta è la birreria detta del Furer, ampio e luminoso locale saturo di tavoli e panche di legno. Al centro della sala una banda musicale, vestita secondo i costumi tradizionali, suona e canta per tenere allegri gli ospiti generosamente sostenuta dai numerosi boccali di birra che si susseguono veloci tra risate e brindisi. È impossibile non farsi travolgere da tanta gioia di vivere!
Dato che non tutti i colleghi amano la cucina tedesca e dato che se mangiassimo sempre così pesante non entreremmo più nell'aereo, ci siamo mossi alla ricerca di qualche alternativa, scoprendo non solo un posticino dove cucinano pollo in tutte le maniere ( la carne bianca si sa è più leggera) ma anche un ristorantino italiano dove preparano ottimi primi piatti e la pasta è cotta al dente.
Non stona il fatto che finalmente si può ordinare in italiano…parola di italiana!!
Un altro pregio di Monaco e della Germania in generale è la percentuale inferiore d’IVA che viene calcolata sui prezzi. Così le signore che vogliono sbizzarrirsi in spese pazze, di bei negozi se ne trovano parecchi, lo possono fare a cuor leggero.
Da non mancare è la piazza del mercato con i suoi banchi di spezie, tè e infusi, frutta presentata come opera d’arte e chioschetti di fiori raccolti per lo più in coloratissimi e profumati bouquet di varie grandezze.
Punti di ristoro, circondati da tavolini e ombrelloni, sono pronti ad accoglierci per poter assaporare deliziosi piatti locali o semplicemente gustosi panini, farciti con formaggi e salumi tedeschi, immersi nel festoso circolare del mercato.
Zurigo e Ginevra sono soste che non amiamo particolarmente.
Tutto carinissimo e ben ordinato, ma quando leggi il menù al ristorante conviene consultarlo dalla parte dei prezzi se non si vuole finire a lavare i piatti in cucina!
Però hanno entrambe il loro fascino legato, in particolare, ai laghi su cui si affacciano.
È possibile naturalmente affittare delle piccole barche o approfittare delle gite organizzate per ammirare le belle ville che guarniscono le sponde. L'acqua del lago non è per niente sgradevole, forse più calda e più corposa (passatemi l'aggettivo) di quella del mare.
Di Ginevra è molto graziosa la città vecchia.
Una volta visitammo un parco dotato di un'area per giocare a scacchi. Beh, obbietterete voi, non c'è nulla di anormale in questo...se non che la scacchiera era dipinta sull'asfalto e i pezzi erano alti circa mezzo metro.
Per lo meno, io non avevo mai visto nulla di simile ...ma so che in qualche posto, chissà dove, organizzano anche delle partite di scacchi viventi, dove i vari pezzi sono rappresentati da persone in carne ed ossa.
A Stoccarda il nostro albergo fa parte di un complesso chiamato SI CENTRUM che riunisce un teatro, due alberghi, varie birrerie e stube e un meraviglioso centro benessere.
Il centro è organizzato come un'isola tropicale con piscine calde e fredde, cascatelle, gabbie con pappagalli e diverse piante dalle foglie larghe sparse ovunque.
Trovi ogni tipo di sauna, bagni turchi alle diverse essenze, vasche idromassaggio e solarium.
All'esterno e all'aperto, c'è una grande piscina calda dove puoi stare immerso mentre magari nevica!!
Un piccolo paradiso dove bearsi e volersi bene ...e come nell'Eden è di rigore il nudo integrale!
Qui la mia mamma non potrei davvero portarcela!
Invero è un po' imbarazzante all'inizio, si vedono girare donne e uomini completamente nudi ma perfettamente a proprio agio. Nessuno fa caso l'uno all'altro e tutto si svolge nella più completa naturalezza per cui, dopo i primi imbarazzati tentativi di mostrare il meno possibile, (è permesso girare avvolti nell'asciugamani), ci si rilassa e ci si lascia andare a questo clima.
Nonostante ciò, io evito sempre di andare con l'equipaggio.
Una cosa è farsi vedere da degli sconosciuti, altro è girare fianco a fianco con colleghi di lavoro.
A loro è permesso vederci solo vestite!
Ho da un po' superato le 1000 visualizzazioni e sono FELICISSSIMAAA e ancora vi ringrazio :-)
Come vi avevo accennato siamo arrivati in fondo ma vedrò di divertirvi ancora con nuovi racconti perciò continuate a seguirmi :-)
Questo capitolo è un assaggio dei posti che ho visitato e dei particolari che mi hanno colpito delle singole città. Alcune delle mie riflessioni le avrete fatte anche voi, chissà!
Molte cose sono un po' cambiate rispetto al racconto. Oggi potrei definirlo "documento storico del bel mondo che fu".
Come sempre, mettetevi comodi e godetevi la lettura :-)
Con la testa fra le nuvole
Il nostro operativo di volo non prevede tratte intercontinentali e anche in Europa siamo un po' limitati.
La nostra compagnia si occupa prettamente di fideraggio ovvero trasporto di passeggeri dagli scali periferici agli scali maggiori chiamati "Hub", ovvero Roma Fiumicino e Milano Malpensa.
Come già detto operiamo molto in Italia e, all'estero, in Francia, Germania, Svizzera, Austria, Spagna e ci stiamo aprendo anche ad alcuni scali dell’Europa dell’est.
Io volo molto in Europa e ciò mi ha permesso di visitare città bellissime e non proprio a portata di automobile, vivendole un poco da autoctona, facendone mia la personalità.
Ogni città ha la sua personalità e i suoi abitanti ne sono permeati o piuttosto è il contrario e allora è il carattere degli abitanti a dare l'impronta alla città!?
Mi piace però pensare che sia vera la prima delle ipotesi e che quando si gira per Parigi si diventi un poco parigini, a Berlino ci si senta berlinesi e a Barcellona un po' catalani!
Non abbiamo sempre il tempo per una vera e propria visita, ma sosta dopo sosta la città perde il carattere di estraneità, prendi confidenza con le strade, i negozi, i bar, ristoranti, scorci di quartieri e parchi e alla fine ti senti a casa un po’ ovunque.
Questa è una splendida e confortante sensazione.
Così è per la camera d'albergo, che diventa la tua seconda abitazione e da fredda e asettica diventa intima e conosciuta, un luogo dove riposare la mente e il corpo in serena agiatezza.
Questo processo di familiarizzazione è molto importante per noi naviganti.
La nostra è comunque una vita disordinata seppur interessante e abbiamo bisogno di punti di riferimento ancor più di altre persone.
Sentiamo il bisogno di ricreare altrove il nido che lasciamo ogni volta che il lavoro ci chiama.
Se ci sentissimo perennemente forestieri in giro per il mondo, credo che non riusciremmo a vivere la nostra quotidianità con la stessa gioia ed energia.
A me personalmente spaventerebbe molto.
Non è facile davvero: ci si arricchisce molto da un lato, si perde molto dall’altro.
Da quando sono assistente di volo le distanze per me sono un'opinione: non mi sgomenta muovermi da un capo all'altro dell'Italia o improvvisamente decidere di partire per chissà quale destinazione.
Questo posso farlo grazie alle facilitazioni di viaggio di cui godiamo e che mi permettono di viaggiare a costi relativamente contenuti.
Anche questo è uno degli aspetti positivi della nostra professione…e se non giri per tuo conto, lo fai per lavoro ed è comunque simpatico pensare di svegliarsi a Nizza e cenare a Monaco di Baviera per rientrare in Italia il giorno seguente e gustarsi un'ottima pizza napoletana.
Tutto questo è strabiliante, anche se in realtà non ho il tempo di realizzare tutti i miei spostamenti quando sono in servizio.
Quello che ancora e sempre mi affascinerà, è poi poter vedere il mondo dall'alto.
Vi sarà certo capitato di sorvolare le alpi…è sempre uno spettacolo di grande bellezza ma all'alba ed al tramonto acquista una dolcezza che incanta e fa desiderare di non tornare più a terra.
La vista soave dei laghetti di montagna che ammiccano fra una vetta e l'altra o quella maestosa dei laghi lombardi con le loro cittadine che impreziosiscono le sponde.
Splendidi, ma non chiedetemene il nome…riesco solo a riconoscere il lago Maggiore!
Inaspettati gli avvicinamenti su Barcellona: venendo dalla Francia si sorvola una lunga striscia di spiaggia dorata (la costa Brava) e si è già talmente bassi che si riescono quasi a contare gli ombrelloni aperti. Tutte quelle villette con le loro piscine che sembrano tante finestre aperte su un cielo azzurro sotterraneo.
Poi la città…dapprima gli agglomerati si intensificano disordinati, ma ecco le strade che mettono ordine fra le case; viali ampi tutti perpendicolari al mare, per un attimo la città sembra una grande scacchiera e un attimo dopo l'aereo vira, cambia prospettiva e l'ordine si disfa.
Riusciamo ad intravedere il porto, la Sagrada Familia (non molto evidente in realtà, quindi si deve prestare attenzione per vederla) e di nuovo la periferia e la campagna.
Vi sto annoiando? Come è possibile? Con tante volte che ci sono stata non ho neppure cominciato ad assuefarmi a questo panorama!
La bellezza di Firenze, la grandiosa estensione di Roma con l'Altare della Patria che brilla nel suo candore, Milano e il suo Duomo…visti dall'alto sembrano plastici perfettamente eseguiti.
Se un giorno vi succedesse di incontrare una hostess intenta a scattare fotografie dai finestrini dell'aereo, beh…siate certi che quella sono io!
Lo faccio per mia madre che ha una folle paura di volare, voglio mostrarle cosa si perde, voglio immortalare per lei quelle montagne di nuvole bianche che prendono le forme più strane e che sono belle da ammirare dal basso ma sono stupefacenti quando ci si vola accanto.
Se non facessi questo lavoro, credo che mi piacerebbe fare l'eterna passeggera!
Ancora ricordo quando andai al Cairo in vacanza, passammo sul deserto,ora roccioso, ora sabbioso e denso e sorvolando la città ci apparvero le piramidi. Che visione eccitante!
Come si può avere paura di tutto questo?
Forse un giorno riuscirò a portarla in volo con me e chissà che quello non sarà il primo di tanti viaggi!?
Subito la porterei a Vienna, una città che amerebbe immediatamente.
Capitale dell’Impero Austro-Ungarico è rimasta regale, grandiosa ed elegante.
Famosa anche per la Torta Sacher e per i suoi Valzer, nonché per l'affascinante principessa Sissi, offre ai suoi visitatori molteplici svaghi: dalle romantiche passeggiate in carrozza alle pinacoteche ed ai musei, dalle immersioni nei verdeggianti parchi alle immersioni negli eleganti e ricercati negozi del centro. Solo il clima non le è amico: durante l'inverno il freddo è tremendo, esasperato dal vento forte che raramente l'abbandona, spesso nevica, ma ciò dona maggior fascino alla città. L'estate è calda, troppo, così suggerisco a chi volesse prendere una vista di Vienna di privilegiare il periodo primaverile o quello autunnale.
Come seconda destinazione sceglierei per mia madre Monaco di Baviera, altra splendida città ricca di storia e cultura.
Allegra e gaudente ad ogni angolo trovi una birreria o le tipiche Stube dove puoi gustare gli squisiti wurstel bianchi e quei prelibati arrosti e il famosissimo stinco al forno con patate e crauti…solo a menzionarlo ho l'acquolina in bocca!
Molto conosciuta è la birreria detta del Furer, ampio e luminoso locale saturo di tavoli e panche di legno. Al centro della sala una banda musicale, vestita secondo i costumi tradizionali, suona e canta per tenere allegri gli ospiti generosamente sostenuta dai numerosi boccali di birra che si susseguono veloci tra risate e brindisi. È impossibile non farsi travolgere da tanta gioia di vivere!
Dato che non tutti i colleghi amano la cucina tedesca e dato che se mangiassimo sempre così pesante non entreremmo più nell'aereo, ci siamo mossi alla ricerca di qualche alternativa, scoprendo non solo un posticino dove cucinano pollo in tutte le maniere ( la carne bianca si sa è più leggera) ma anche un ristorantino italiano dove preparano ottimi primi piatti e la pasta è cotta al dente.
Non stona il fatto che finalmente si può ordinare in italiano…parola di italiana!!
Un altro pregio di Monaco e della Germania in generale è la percentuale inferiore d’IVA che viene calcolata sui prezzi. Così le signore che vogliono sbizzarrirsi in spese pazze, di bei negozi se ne trovano parecchi, lo possono fare a cuor leggero.
Da non mancare è la piazza del mercato con i suoi banchi di spezie, tè e infusi, frutta presentata come opera d’arte e chioschetti di fiori raccolti per lo più in coloratissimi e profumati bouquet di varie grandezze.
Punti di ristoro, circondati da tavolini e ombrelloni, sono pronti ad accoglierci per poter assaporare deliziosi piatti locali o semplicemente gustosi panini, farciti con formaggi e salumi tedeschi, immersi nel festoso circolare del mercato.
Zurigo e Ginevra sono soste che non amiamo particolarmente.
Tutto carinissimo e ben ordinato, ma quando leggi il menù al ristorante conviene consultarlo dalla parte dei prezzi se non si vuole finire a lavare i piatti in cucina!
Però hanno entrambe il loro fascino legato, in particolare, ai laghi su cui si affacciano.
È possibile naturalmente affittare delle piccole barche o approfittare delle gite organizzate per ammirare le belle ville che guarniscono le sponde. L'acqua del lago non è per niente sgradevole, forse più calda e più corposa (passatemi l'aggettivo) di quella del mare.
Di Ginevra è molto graziosa la città vecchia.
Una volta visitammo un parco dotato di un'area per giocare a scacchi. Beh, obbietterete voi, non c'è nulla di anormale in questo...se non che la scacchiera era dipinta sull'asfalto e i pezzi erano alti circa mezzo metro.
Per lo meno, io non avevo mai visto nulla di simile ...ma so che in qualche posto, chissà dove, organizzano anche delle partite di scacchi viventi, dove i vari pezzi sono rappresentati da persone in carne ed ossa.
A Stoccarda il nostro albergo fa parte di un complesso chiamato SI CENTRUM che riunisce un teatro, due alberghi, varie birrerie e stube e un meraviglioso centro benessere.
Il centro è organizzato come un'isola tropicale con piscine calde e fredde, cascatelle, gabbie con pappagalli e diverse piante dalle foglie larghe sparse ovunque.
Trovi ogni tipo di sauna, bagni turchi alle diverse essenze, vasche idromassaggio e solarium.
All'esterno e all'aperto, c'è una grande piscina calda dove puoi stare immerso mentre magari nevica!!
Un piccolo paradiso dove bearsi e volersi bene ...e come nell'Eden è di rigore il nudo integrale!
Qui la mia mamma non potrei davvero portarcela!
Invero è un po' imbarazzante all'inizio, si vedono girare donne e uomini completamente nudi ma perfettamente a proprio agio. Nessuno fa caso l'uno all'altro e tutto si svolge nella più completa naturalezza per cui, dopo i primi imbarazzati tentativi di mostrare il meno possibile, (è permesso girare avvolti nell'asciugamani), ci si rilassa e ci si lascia andare a questo clima.
Nonostante ciò, io evito sempre di andare con l'equipaggio.
Una cosa è farsi vedere da degli sconosciuti, altro è girare fianco a fianco con colleghi di lavoro.
A loro è permesso vederci solo vestite!
martedì 30 aprile 2013
Con la testa fra le nuvole 7° capitolo
E' un po' che non scrivo...ho preso una piccola canina che mi sta facendo impazzire, in tutti i sensi!
Lei e la mia bellissima nipotina mia hanno rubato le ore ed i giorni :-)
Ma non potevo lasciarvi ancora a lungo senza un'altro capitolo del mio racconto. Ormai siamo veramente alla fine e spero che vi siate divertiti!
Quindi, senza ulteriori indugi, buona lettura :-D
Con la testa fra le nuvole
Capitolo settimo
Quando mi capita di raccontare che sono un’assistente di volo, due sono le domande che normalmente mi vengono poste: quanto guadagno e se è vero che fra colleghi ci siano tutti questi menages.
Curiosità che normalmente trovo un po' fuori luogo perché, nel primo caso, non è carino parlare di denaro, nel secondo, considero i luoghi comuni piuttosto sciocchi e lontani dalla realtà.
Ma vedrò di assecondare almeno la seconda indiscrezione dato che corrisponde al desiderio di sapere dei più.
Il nostro è un ambiente di lavoro come tanti altri e, come tanti altri, crea i presupposti e le occasioni perché due persone si incontrino e si piacciano.
Forse la differenza, che a molti sembra determinante, sta nel fatto che, per tutta la durata del turno, circa quattro giorni, si sia a vero stretto contatto con i colleghi, pernottando negli stessi alberghi.
Per il resto non c’è nulla di diverso.
Chiaramente lo stare fuori per più giorni, vedendo sempre le stesse persone, facilita la familiarizzazione. Siamo come bambini che appena si incontrano cominciano a giocare e sembra si conoscano da sempre, mentre in realtà non sanno nulla l’uno dell’altro.
Così è il rapporto d’equipaggio.
Pare che ci si conosca tutti da quando si è piccini, scherziamo, ridiamo, lavoriamo insieme al meglio e poi finito il turno magari non ci si incontra più per mesi e fai in tempo a dimenticare tutto ciò che ti è stato raccontato.
Ma per la sopravvivenza questo è necessario, per potersi fidare l’uno dell’altro e per poter entrare prima in relazione con persone lontane da te per età, provenienza ed esperienze, con le quali dovrai comunque passare un po’ della tua vita.
Col tempo naturalmente i rapporti si consolidano e si scelgono per amici le persone con cui si ha maggior affinità, con gli altri si manterrà la solita bonaria superficialità.
Ricordiamoci che l'uomo è cacciatore. Quindi trovo che sia normale che noi hostess si sia spesso oggetto di attenzioni un po' maliziose. Fa parte del gioco.
D'altra parte i complimenti gratificano la nostra vanità…
Forse alla lunga può stancare sentirsi perennemente una possibile preda, anche perché ci obbliga costantemente a mantenere l'occhio vigile ed una certa distanza che rende ogni rapporto un po' meno spontaneo. La spontaneità è spesso, e/o volutamente, fraintesa, quindi meglio non essere troppo, e/o volutamente, ingenue.
Ma qui comincia il gioco a due. Se sei interessata puoi lanciarti in questa avventura sapendo che, come in tutte le avventure, potrebbe come no esserci il lieto fine. Altrimenti ti tiri indietro e prosegui per la tua via senza che nessuno batta ciglio.
Più antipatiche sono le attenzioni e le insistenze moleste, che non rispettano le regole del gioco. In questi casi bisogna essere inflessibili e non farsi intimorire dai gradi o dall'età dei proci.
Concludendo…facile avere flirt come facile trovare l’uomo della vita…proprio come in ogni altro ambiente di lavoro!
Lasciando da parte i colleghi, anche i passeggeri non mancano di omaggiarci delle loro attenzioni.
È un classico innanzitutto che i passeggeri lascino alla hostess il biglietto da visita.
Questo indipendentemente dalle loro intenzioni. Forse una forma di cortesia o la maniera per farci capire che hanno apprezzato il viaggio e la nostra presenza a bordo.
Per un memento più incisivo, sul retro del biglietto scriveranno un messaggio un po' più personale.
Ricordo un signore molto elegante, piuttosto anziano ma ancora di bell'aspetto; alto, capelli bianchi e completo di lino bianco correlato da panama dello stesso colore.
Non ricordo esattamente cosa successe durante quel volo, ma una volta arrivati a destinazione, il signore mi volle lasciare il suo biglietto e sul retro trovai le seguenti parole:
Immaginate la mia felicità…ero già pronta a mostrare al mio istruttore un cotanto elogio quando mi accorsi di un piccolo errore: al posto del mio nome lessi "signorina Teresa"!
Ora dico…tra Federica e Teresa c'è una discreta differenza…come aveva fatto a storpiare così il mio nome!
Il biglietto naturalmente l'ho tenuto ad intimo gaudio e ammonimento futuro: scandisco sempre bene il mio nome dopo quell’episodio.
Un giovane signore una volta mi scrisse…"All’assistente di volo più dolce che conosco"… e pensare che non gli avevo quasi rivolto la parola, ero tutta presa da alcuni passeggeri, un po' irritati dal ritardo, che cercavo di ammansire!
C'è poi chi non lascia il biglietto ma passa direttamente all’attacco.
Ore 07.00 Stoccarda - Milano Malpensa. Primo volo del mattino di una splendida giornata di marzo.
Il servizio prevedeva una bella colazione e il passaggio di bevande calde e fredde.
Avevo notato un giovanotto tedesco, biondo, molto magro, con un gran barbone che mi guardava insistentemente.
Mi sento sempre un po' in imbarazzo in questi casi e cercavo di sfuggire alle sue occhiate.
Circa a metà servizio mi chiese se fosse possibile avere un altro panino, glielo portai e mi accorsi che mangiava con grande appetito, non solo con gli occhi!
Continuai a servire il caffè sbirciandolo di tanto in tanto.
Mi avvidi allora che il ragazzo, per niente intimidito, chiedeva ai passeggeri seduti accanto quel poco che rimaneva loro nei vassoi.
Doveva avere proprio fame!! Presa da pietà controllai se fosse rimasto qualcosa e gli portai un'altra colazione.
Rimase colpito e mi sorrise a lungo.
A terra mi accorsi che non si affrettava a scendere…mi stava aspettando…mi ringraziò della cortesia, mi chiese se fossi italiana (io ho capelli rossi e lentiggini), come mi chiamassi e se fossi sposata! Alla mia risposta negativa mi salutò strizzandomi l'occhio e mormorò:
"Very interesting".
Ma parliamo adesso di Alberto, passeggero di classe business in viaggio per Marsiglia.
Milanese ma con tutta l'aria del francese, biondo, capello corto, viso simpatico ed una tremenda maglia a righe orizzontali rosse e blu.
Mi venne incontro per sedersi in prima fila e avendo con sé un porta abiti voluminoso, nel sistemarsi lo appese alla cappelliera; poiché stavano arrivando altri passeggeri lo invitai a spostarlo e lui subito si risentì e un po' scocciato sistemò i suoi bagagli più celermente.
Durante il servizio non ebbi il tempo di parlare con lui né avevo particolare interesse a farlo.
Avvicinandoci a Marsiglia incontrammo una leggera turbolenza e il comandante ci chiese di sederci e cinturarci. La mia postazione era proprio di fronte ai passeggeri di business e, gioco forza, io e Alberto (allora non sapevo il suo nome) ci mettemmo a chiacchierare.
Lui stava andando a trovare un caro amico ad Aix-en-Provence e si sarebbe trattenuto lì qualche giorno. Io avrei passato tutto il giorno seguente proprio a Aix, dove si trovava il nostro albergo.
Sembrava un segno del destino!
Una volta atterrati, un po' titubante, Alberto mi chiese il numero di telefono per potermi rintracciare e mi diede il suo biglietto.
Mi disse che non voleva sembrare inopportuno, ma che sarebbe stato carino poterci rivedere. Per tranquillizzarlo e fargli capire che non stava facendo nulla di strano io, imbarazzata quanto lui, non trovai di meglio che rispondergli:
In ogni caso non pensavo che l’avrei rivisto. Ci salutammo.
Il giorno seguente invece lui e il suo amico mi vennero a trovare in albergo. Fu divertente perché io ero vestita molto formale e loro si presentarono in calzoncini e scarpe da ginnastica invitandomi ad andare a correre.
Chiaramente rifiutai e decidemmo di risentirci più tardi. Non avevo intenzione di incontrarli ma Alberto fu talmente insistente che alla fine chiesi alla mia collega di venire con me ed accettammo l'invito. Ci portarono a Marsiglia e passammo un pomeriggio molto divertente.
L'amico di Alberto era una persona davvero carina e a fine giornata il bilancio fu decisamente positivo anche se declinammo l'invito a restare fuori a cena.
Io e Alberto ci risentimmo nei giorni appresso e un week end venne a trovarmi a Roma.
Passammo una giornata splendida e la sera rimase a dormire da me…forse rimase un po' deluso nello scoprire che gli avevo preparato il letto nella stanza accanto alla mia!
Anche se non duraturo il nostro è stato un bell'incontro e per molto siamo rimasti in contatto.
Alberto è un ragazzo ( lui ci tiene tanto che non lo si definisca uomo!) allegro, intelligente e super attivo…credo che non ci sia uno sport che non abbia praticato almeno una volta! Riesce sempre a farmi ridere con le sue battute e quella sua risata inconfondibile!
Ricordo che gli piaceva raccontare agli amici che ero stata io ad agganciarlo dandogli il mio biglietto da visita e che, per tutto il volo, gli avevo insistentemente guardato le gambe!!
Ora credo sia sposato…e gli auguro tutto il bene possibile!
Lei e la mia bellissima nipotina mia hanno rubato le ore ed i giorni :-)
Ma non potevo lasciarvi ancora a lungo senza un'altro capitolo del mio racconto. Ormai siamo veramente alla fine e spero che vi siate divertiti!
Quindi, senza ulteriori indugi, buona lettura :-D
Con la testa fra le nuvole
Capitolo settimo
Quando mi capita di raccontare che sono un’assistente di volo, due sono le domande che normalmente mi vengono poste: quanto guadagno e se è vero che fra colleghi ci siano tutti questi menages.
Curiosità che normalmente trovo un po' fuori luogo perché, nel primo caso, non è carino parlare di denaro, nel secondo, considero i luoghi comuni piuttosto sciocchi e lontani dalla realtà.
Ma vedrò di assecondare almeno la seconda indiscrezione dato che corrisponde al desiderio di sapere dei più.
Il nostro è un ambiente di lavoro come tanti altri e, come tanti altri, crea i presupposti e le occasioni perché due persone si incontrino e si piacciano.
Forse la differenza, che a molti sembra determinante, sta nel fatto che, per tutta la durata del turno, circa quattro giorni, si sia a vero stretto contatto con i colleghi, pernottando negli stessi alberghi.
Per il resto non c’è nulla di diverso.
Chiaramente lo stare fuori per più giorni, vedendo sempre le stesse persone, facilita la familiarizzazione. Siamo come bambini che appena si incontrano cominciano a giocare e sembra si conoscano da sempre, mentre in realtà non sanno nulla l’uno dell’altro.
Così è il rapporto d’equipaggio.
Pare che ci si conosca tutti da quando si è piccini, scherziamo, ridiamo, lavoriamo insieme al meglio e poi finito il turno magari non ci si incontra più per mesi e fai in tempo a dimenticare tutto ciò che ti è stato raccontato.
Ma per la sopravvivenza questo è necessario, per potersi fidare l’uno dell’altro e per poter entrare prima in relazione con persone lontane da te per età, provenienza ed esperienze, con le quali dovrai comunque passare un po’ della tua vita.
Col tempo naturalmente i rapporti si consolidano e si scelgono per amici le persone con cui si ha maggior affinità, con gli altri si manterrà la solita bonaria superficialità.
Ricordiamoci che l'uomo è cacciatore. Quindi trovo che sia normale che noi hostess si sia spesso oggetto di attenzioni un po' maliziose. Fa parte del gioco.
D'altra parte i complimenti gratificano la nostra vanità…
Forse alla lunga può stancare sentirsi perennemente una possibile preda, anche perché ci obbliga costantemente a mantenere l'occhio vigile ed una certa distanza che rende ogni rapporto un po' meno spontaneo. La spontaneità è spesso, e/o volutamente, fraintesa, quindi meglio non essere troppo, e/o volutamente, ingenue.
Ma qui comincia il gioco a due. Se sei interessata puoi lanciarti in questa avventura sapendo che, come in tutte le avventure, potrebbe come no esserci il lieto fine. Altrimenti ti tiri indietro e prosegui per la tua via senza che nessuno batta ciglio.
Più antipatiche sono le attenzioni e le insistenze moleste, che non rispettano le regole del gioco. In questi casi bisogna essere inflessibili e non farsi intimorire dai gradi o dall'età dei proci.
Concludendo…facile avere flirt come facile trovare l’uomo della vita…proprio come in ogni altro ambiente di lavoro!
Lasciando da parte i colleghi, anche i passeggeri non mancano di omaggiarci delle loro attenzioni.
È un classico innanzitutto che i passeggeri lascino alla hostess il biglietto da visita.
Questo indipendentemente dalle loro intenzioni. Forse una forma di cortesia o la maniera per farci capire che hanno apprezzato il viaggio e la nostra presenza a bordo.
Per un memento più incisivo, sul retro del biglietto scriveranno un messaggio un po' più personale.
Ricordo un signore molto elegante, piuttosto anziano ma ancora di bell'aspetto; alto, capelli bianchi e completo di lino bianco correlato da panama dello stesso colore.
Non ricordo esattamente cosa successe durante quel volo, ma una volta arrivati a destinazione, il signore mi volle lasciare il suo biglietto e sul retro trovai le seguenti parole:
Gentile Signorina,
ho potuto apprezzare la di Lei assistenza a bordo e la sua professionalità e gentilezza sono onore e vanto di questa compagnia.
Distinti saluti
Immaginate la mia felicità…ero già pronta a mostrare al mio istruttore un cotanto elogio quando mi accorsi di un piccolo errore: al posto del mio nome lessi "signorina Teresa"!
Ora dico…tra Federica e Teresa c'è una discreta differenza…come aveva fatto a storpiare così il mio nome!
Il biglietto naturalmente l'ho tenuto ad intimo gaudio e ammonimento futuro: scandisco sempre bene il mio nome dopo quell’episodio.
Un giovane signore una volta mi scrisse…"All’assistente di volo più dolce che conosco"… e pensare che non gli avevo quasi rivolto la parola, ero tutta presa da alcuni passeggeri, un po' irritati dal ritardo, che cercavo di ammansire!
C'è poi chi non lascia il biglietto ma passa direttamente all’attacco.
Ore 07.00 Stoccarda - Milano Malpensa. Primo volo del mattino di una splendida giornata di marzo.
Il servizio prevedeva una bella colazione e il passaggio di bevande calde e fredde.
Avevo notato un giovanotto tedesco, biondo, molto magro, con un gran barbone che mi guardava insistentemente.
Mi sento sempre un po' in imbarazzo in questi casi e cercavo di sfuggire alle sue occhiate.
Circa a metà servizio mi chiese se fosse possibile avere un altro panino, glielo portai e mi accorsi che mangiava con grande appetito, non solo con gli occhi!
Continuai a servire il caffè sbirciandolo di tanto in tanto.
Mi avvidi allora che il ragazzo, per niente intimidito, chiedeva ai passeggeri seduti accanto quel poco che rimaneva loro nei vassoi.
Doveva avere proprio fame!! Presa da pietà controllai se fosse rimasto qualcosa e gli portai un'altra colazione.
Rimase colpito e mi sorrise a lungo.
A terra mi accorsi che non si affrettava a scendere…mi stava aspettando…mi ringraziò della cortesia, mi chiese se fossi italiana (io ho capelli rossi e lentiggini), come mi chiamassi e se fossi sposata! Alla mia risposta negativa mi salutò strizzandomi l'occhio e mormorò:
"Very interesting".
Ma parliamo adesso di Alberto, passeggero di classe business in viaggio per Marsiglia.
Milanese ma con tutta l'aria del francese, biondo, capello corto, viso simpatico ed una tremenda maglia a righe orizzontali rosse e blu.
Mi venne incontro per sedersi in prima fila e avendo con sé un porta abiti voluminoso, nel sistemarsi lo appese alla cappelliera; poiché stavano arrivando altri passeggeri lo invitai a spostarlo e lui subito si risentì e un po' scocciato sistemò i suoi bagagli più celermente.
Durante il servizio non ebbi il tempo di parlare con lui né avevo particolare interesse a farlo.
Avvicinandoci a Marsiglia incontrammo una leggera turbolenza e il comandante ci chiese di sederci e cinturarci. La mia postazione era proprio di fronte ai passeggeri di business e, gioco forza, io e Alberto (allora non sapevo il suo nome) ci mettemmo a chiacchierare.
Lui stava andando a trovare un caro amico ad Aix-en-Provence e si sarebbe trattenuto lì qualche giorno. Io avrei passato tutto il giorno seguente proprio a Aix, dove si trovava il nostro albergo.
Sembrava un segno del destino!
Una volta atterrati, un po' titubante, Alberto mi chiese il numero di telefono per potermi rintracciare e mi diede il suo biglietto.
Mi disse che non voleva sembrare inopportuno, ma che sarebbe stato carino poterci rivedere. Per tranquillizzarlo e fargli capire che non stava facendo nulla di strano io, imbarazzata quanto lui, non trovai di meglio che rispondergli:
"Non preoccuparti…ce lo lasciano in tanti il biglietto da visita!"Mi morsi la lingua sull'ultima parola! Non avrei potuto dire niente di più stupido e di meno confortante!!
In ogni caso non pensavo che l’avrei rivisto. Ci salutammo.
Il giorno seguente invece lui e il suo amico mi vennero a trovare in albergo. Fu divertente perché io ero vestita molto formale e loro si presentarono in calzoncini e scarpe da ginnastica invitandomi ad andare a correre.
Chiaramente rifiutai e decidemmo di risentirci più tardi. Non avevo intenzione di incontrarli ma Alberto fu talmente insistente che alla fine chiesi alla mia collega di venire con me ed accettammo l'invito. Ci portarono a Marsiglia e passammo un pomeriggio molto divertente.
L'amico di Alberto era una persona davvero carina e a fine giornata il bilancio fu decisamente positivo anche se declinammo l'invito a restare fuori a cena.
Io e Alberto ci risentimmo nei giorni appresso e un week end venne a trovarmi a Roma.
Passammo una giornata splendida e la sera rimase a dormire da me…forse rimase un po' deluso nello scoprire che gli avevo preparato il letto nella stanza accanto alla mia!
Anche se non duraturo il nostro è stato un bell'incontro e per molto siamo rimasti in contatto.
Alberto è un ragazzo ( lui ci tiene tanto che non lo si definisca uomo!) allegro, intelligente e super attivo…credo che non ci sia uno sport che non abbia praticato almeno una volta! Riesce sempre a farmi ridere con le sue battute e quella sua risata inconfondibile!
Ricordo che gli piaceva raccontare agli amici che ero stata io ad agganciarlo dandogli il mio biglietto da visita e che, per tutto il volo, gli avevo insistentemente guardato le gambe!!
Ora credo sia sposato…e gli auguro tutto il bene possibile!
sabato 13 aprile 2013
Con la testa fra le nuvole 6° capitolo
Incontenibili pargoletti! ;-)
Con la testa fra le nuvole
Una volta catturata la loro attenzione il più è fatto, seguiranno con i loro occhietti furbi tutti i tuoi spostamenti e giocheranno a nascondersi fra le braccia della mamma per far nuovamente capolino e scoppiare in una di quelle fresche risate, che sono solo di chi sta piano piano scoprendo il mondo.
Il problema sorge, forse, quando a bordo c’è più di un bebè.
Il pianto incrociato di più neonati ti mette veramente in imbarazzo per non parlare dell’olezzo che si spande quando ogni piccino ha fatto il suo “dovere“. Ma se queste fossero le noie della vita credo che saremo tutti dei signori.
Il bimbo fra i 3 e i 10 anni ha già il suo caratterino e guai a contraddirlo in una sua richiesta o capriccio, ti faresti subito un nemico!
Va invece assecondato, mantenendo una certa autorità che ti permetta di stabilire le regole del gioco.
Di bimbi simpatici ne ho incontrati tanti. Molti li ho portati come UM, ossia minori non accompagnati da adulti.
Figli di genitori separati per la gran parte, sono molto svegli e sanno già tante cose sulla vita, permettendosi giudizi non del tutto fuori luogo.
Ricordo una bambina.
Io viaggiavo in divisa ma fuori servizio e le miei colleghe, titolari del volo, mi chiesero di sedermi accanto a lei per tenerle compagnia.
In principio lei non fu molto contenta, non dovevo esserle risultata simpatica, ma ho imparato che la chiave per entrare nelle grazie di un bambino è scoprire quello che più gli interessa e farlo diventare quello che più interessa a te!
Così, dopo qualche battuta e qualche racconto sulla sua famiglia, riuscimmo a trovare un argomento comune, in realtà comune a tutte noi donne: gli uomini!
Non ricordo il nome della bambina, aveva più o meno 11 anni e già aveva il ragazzino.
Le domandai se le faceva piacere che lui la baciasse e lei, giustamente, replicò che per certe effusioni si sentiva ancora piccola, stava volentieri con lui, gli voleva bene ma voleva solo giocare e divertirsi e aggiunse che se fosse stato ancora così insistente certamente lo avrebbe lasciato!
Ad un certo punto volle sapere qualcosa di me ed io le confidai che tempo prima avevo frequentato un ragazzo che abitava proprio nella sua stessa città e che, purtroppo, avevo dovuto lasciare proprio perché, anche lui, insisteva nel baciarmi troppo.
Immaginate i miei pensieri in quel momento…o lei era una ragazzina molto precoce, oppure io avevo gusti molto strani in fatto di uomini…
Le dissi ridendo che non poteva certo trattarsi dello stesso Matteo, data la differenza di età, ma lei ne era quasi convinta perché il ragazzo di cui parlava era molto più grande di lei; rimase molto delusa nello scoprire che il mio Matteo era un avvocato, mentre il suo era un musicista.
Non volli indagare oltre su questa storia.
Alla fine del volo eravamo diventate grandi amiche e tra un abbraccio e un bacio si fece promettere che sarei andata a farle visita appena possibile…Non l’ho più incontrata.
Una volta rischiai perfino un fidanzamento!
Il mio pretendente era un bimbo delizioso e molto sveglio che portammo da Milano a Marsiglia.
Mi ero fermata a giocare un poco con lui, dato che il volo non era pieno ed avevamo già terminato il servizio. Un tempo si giocava al Dottore e la paziente…lui si era inventato una Battaglia navale tutta speciale e lasciatemi dire, il tipetto aveva le idee ben chiare su quello che per lui erano le Ammiraglie da affondare!!!
Avevo perso il controllo della situazione!
Evidentemente il gioco gli era piaciuto ed io ancora di più, perché mi disse che aveva intenzione di fidanzarsi con me e voleva che scendessi con lui, per presentarmi al suo papà.
Il mio collega rideva come un matto mentre mi sentiva spiegare al bimbo che, prima di ufficializzare la cosa, sarebbe stato meglio parlare al papà e prepararlo all’incontro; non era carino arrivare in due e metterlo di fronte al fatto compiuto. Io lo avrei raggiunto in seguito. A lui sembrò un pensiero sensato.
Credevo di essere in salvo, ma quando fu il momento dell’addio lui voleva un bacio…e non un bacio sulla guancia, come stavo per dargli…un bacio sulla bocca, da veri fidanzati!
Che imbarazzo! E gli addetti dello scalo che sorridevano divertiti e aspettavano di vedere come me la sarei cavata.
Con calma gli risposi che non stava bene baciarsi davanti a tutti senza avere ancora l’autorizzazione del genitore e lui si dovette accontentare.
Scese lanciandomi sguardi innamorati...com’era carino!!
Voi potrete anche non crederci, ma vi assicuro che tutto si svolse esattamente come ho raccontato.
Meno brillante è stata la mia performance quando mi fu chiesto, tempo fa, di accudire un bebè per qualche istante.
Viaggiavamo da Roma a Ginevra, il volo era pieno, fortunatamente avevo a bordo alcuni colleghi in addestramento che avrebbero potuto darmi un piccolo aiuto.
Proprio in prima fila era seduta una signora, mi sembrava indiana, che aveva due bambine fra i 3 e i 6 anni e ne teneva in braccio una terza che avrà avuto circa 7 mesi.
Poco prima di iniziare la discesa una delle figlie manifestò il bisogno di andare in bagno e bisognava che la mamma l’accompagnasse.
Mi chiese così il favore di tenerle la neonata, mentre il collega si occupava della sorellina.
Appena le due piccole si accorsero di essere rimaste sole cominciarono a piangere come viti tagliate e non c’era maniera di calmarle.
Era un crescendo di lacrime, strilli e nasi colanti…se le avessimo torturate non avremmo sortito lo stesso effetto!
Tutto ciò avveniva fra gli sguardi disturbati, e in alcuni casi compassionevoli, degli altri passeggeri.
Con mia somma gioia, finalmente, la signora tornò a sedersi e istantaneamente (e non è per dire...) le pargole ritrovarono il sorriso.
A questo punto un signore seduto poco distante si lasciò sfuggire:
Con la testa fra le nuvole
Capitolo sesto
Avere bambini a bordo è spesso impegnativo.
Molto dipende dall’età e molto dalla libertà ed educazione ricevuta dai genitori. Ma questo vale in volo come in ogni altra circostanza.
Gli “infant” sono i neonati da 0 a 3 anni di età.
Possono essere veri angioletti, ma se cominciano a piangere non li cheti più e ti trovi a pensare quanto tu sia fortunata a non essere mamma.
Però, chissà perché, la hostess ha sempre una certa presa su un bimbo, un effetto quasi ipnotico.
Sarà per il sorriso, sarà per il colore verde della nostra divisa o perché ce la mettiamo proprio tutta, tra smorfie e giochini, per tentare di divertirli.Avere bambini a bordo è spesso impegnativo.
Molto dipende dall’età e molto dalla libertà ed educazione ricevuta dai genitori. Ma questo vale in volo come in ogni altra circostanza.
Gli “infant” sono i neonati da 0 a 3 anni di età.
Possono essere veri angioletti, ma se cominciano a piangere non li cheti più e ti trovi a pensare quanto tu sia fortunata a non essere mamma.
Però, chissà perché, la hostess ha sempre una certa presa su un bimbo, un effetto quasi ipnotico.
Una volta catturata la loro attenzione il più è fatto, seguiranno con i loro occhietti furbi tutti i tuoi spostamenti e giocheranno a nascondersi fra le braccia della mamma per far nuovamente capolino e scoppiare in una di quelle fresche risate, che sono solo di chi sta piano piano scoprendo il mondo.
Il problema sorge, forse, quando a bordo c’è più di un bebè.
Il pianto incrociato di più neonati ti mette veramente in imbarazzo per non parlare dell’olezzo che si spande quando ogni piccino ha fatto il suo “dovere“. Ma se queste fossero le noie della vita credo che saremo tutti dei signori.
Il bimbo fra i 3 e i 10 anni ha già il suo caratterino e guai a contraddirlo in una sua richiesta o capriccio, ti faresti subito un nemico!
Va invece assecondato, mantenendo una certa autorità che ti permetta di stabilire le regole del gioco.
Di bimbi simpatici ne ho incontrati tanti. Molti li ho portati come UM, ossia minori non accompagnati da adulti.
Figli di genitori separati per la gran parte, sono molto svegli e sanno già tante cose sulla vita, permettendosi giudizi non del tutto fuori luogo.
Ricordo una bambina.
Io viaggiavo in divisa ma fuori servizio e le miei colleghe, titolari del volo, mi chiesero di sedermi accanto a lei per tenerle compagnia.
In principio lei non fu molto contenta, non dovevo esserle risultata simpatica, ma ho imparato che la chiave per entrare nelle grazie di un bambino è scoprire quello che più gli interessa e farlo diventare quello che più interessa a te!
Così, dopo qualche battuta e qualche racconto sulla sua famiglia, riuscimmo a trovare un argomento comune, in realtà comune a tutte noi donne: gli uomini!
Non ricordo il nome della bambina, aveva più o meno 11 anni e già aveva il ragazzino.
"Mi piace, è molto carino" mi diceva "però è noioso: trova sempre una scusa per avvicinarsi e baciarmi!"Mi venne da sorridere e le risposi che gli uomini erano tutti uguali, anche se in età differente ed era meglio che si abituasse a certi approcci.
Le domandai se le faceva piacere che lui la baciasse e lei, giustamente, replicò che per certe effusioni si sentiva ancora piccola, stava volentieri con lui, gli voleva bene ma voleva solo giocare e divertirsi e aggiunse che se fosse stato ancora così insistente certamente lo avrebbe lasciato!
Ad un certo punto volle sapere qualcosa di me ed io le confidai che tempo prima avevo frequentato un ragazzo che abitava proprio nella sua stessa città e che, purtroppo, avevo dovuto lasciare proprio perché, anche lui, insisteva nel baciarmi troppo.
"Davvero? E come si chiama?" mi interrogò..
"Matteo" le risposi
"Matteo?! Anch’io avevo un ragazzo che si chiamava Matteo...magari è la stessa persona!"
Immaginate i miei pensieri in quel momento…o lei era una ragazzina molto precoce, oppure io avevo gusti molto strani in fatto di uomini…
Le dissi ridendo che non poteva certo trattarsi dello stesso Matteo, data la differenza di età, ma lei ne era quasi convinta perché il ragazzo di cui parlava era molto più grande di lei; rimase molto delusa nello scoprire che il mio Matteo era un avvocato, mentre il suo era un musicista.
Non volli indagare oltre su questa storia.
Alla fine del volo eravamo diventate grandi amiche e tra un abbraccio e un bacio si fece promettere che sarei andata a farle visita appena possibile…Non l’ho più incontrata.
Una volta rischiai perfino un fidanzamento!
Il mio pretendente era un bimbo delizioso e molto sveglio che portammo da Milano a Marsiglia.
Mi ero fermata a giocare un poco con lui, dato che il volo non era pieno ed avevamo già terminato il servizio. Un tempo si giocava al Dottore e la paziente…lui si era inventato una Battaglia navale tutta speciale e lasciatemi dire, il tipetto aveva le idee ben chiare su quello che per lui erano le Ammiraglie da affondare!!!
Avevo perso il controllo della situazione!
Evidentemente il gioco gli era piaciuto ed io ancora di più, perché mi disse che aveva intenzione di fidanzarsi con me e voleva che scendessi con lui, per presentarmi al suo papà.
Il mio collega rideva come un matto mentre mi sentiva spiegare al bimbo che, prima di ufficializzare la cosa, sarebbe stato meglio parlare al papà e prepararlo all’incontro; non era carino arrivare in due e metterlo di fronte al fatto compiuto. Io lo avrei raggiunto in seguito. A lui sembrò un pensiero sensato.
Credevo di essere in salvo, ma quando fu il momento dell’addio lui voleva un bacio…e non un bacio sulla guancia, come stavo per dargli…un bacio sulla bocca, da veri fidanzati!
Che imbarazzo! E gli addetti dello scalo che sorridevano divertiti e aspettavano di vedere come me la sarei cavata.
Con calma gli risposi che non stava bene baciarsi davanti a tutti senza avere ancora l’autorizzazione del genitore e lui si dovette accontentare.
Scese lanciandomi sguardi innamorati...com’era carino!!
Voi potrete anche non crederci, ma vi assicuro che tutto si svolse esattamente come ho raccontato.
Meno brillante è stata la mia performance quando mi fu chiesto, tempo fa, di accudire un bebè per qualche istante.
Viaggiavamo da Roma a Ginevra, il volo era pieno, fortunatamente avevo a bordo alcuni colleghi in addestramento che avrebbero potuto darmi un piccolo aiuto.
Proprio in prima fila era seduta una signora, mi sembrava indiana, che aveva due bambine fra i 3 e i 6 anni e ne teneva in braccio una terza che avrà avuto circa 7 mesi.
Poco prima di iniziare la discesa una delle figlie manifestò il bisogno di andare in bagno e bisognava che la mamma l’accompagnasse.
Mi chiese così il favore di tenerle la neonata, mentre il collega si occupava della sorellina.
Appena le due piccole si accorsero di essere rimaste sole cominciarono a piangere come viti tagliate e non c’era maniera di calmarle.
Era un crescendo di lacrime, strilli e nasi colanti…se le avessimo torturate non avremmo sortito lo stesso effetto!
Tutto ciò avveniva fra gli sguardi disturbati, e in alcuni casi compassionevoli, degli altri passeggeri.
Con mia somma gioia, finalmente, la signora tornò a sedersi e istantaneamente (e non è per dire...) le pargole ritrovarono il sorriso.
A questo punto un signore seduto poco distante si lasciò sfuggire:
"Si vede, Signorina, che lei non ha figli!!"
Era
il colmo!
mercoledì 10 aprile 2013
Con la testa fra le nuvole 5° capitolo
Ecco il quinto capitolo per chi si fosse appassionato alla saga! :-)
Qui una mia visione del mondo e dei suoi abitanti, ovviamente quella parte del mondo che è passata sul mio aereo...;-)
Pregi e difetti in pochi tratti e naturalmente senza offesa di nessuno, solo esperienza personale!
Con la testa fra le nuvole
Capitolo quinto
Qui una mia visione del mondo e dei suoi abitanti, ovviamente quella parte del mondo che è passata sul mio aereo...;-)
Pregi e difetti in pochi tratti e naturalmente senza offesa di nessuno, solo esperienza personale!
Con la testa fra le nuvole
Capitolo quinto
Naturalmente ho incontrato persone di tutti i tipi e
nazionalità ed ho imparato a trattare con quasi ognuno di essi.
Nella
maggioranza dei casi ho poca simpatia per i Francesi.
Sono
sovente molto arroganti e pensano di
meritare ogni tipo di attenzione. Puoi avvicinarti loro con la massima cortesia e disponibilità, è quasi certo che riceverai in cambio uno sguardo
di sufficienza e la seguente risposta “En Francais, s’il vous plait..”
Tu
desidererai fortemente rispondere “No, il ne me plais pas!!”, ma, cercando di
fare buon viso, ti cimenterai nel miglior Francese possibile e se il volto
risplenderà di un espressione angelica, la mente si riempirà di visioni
infernali!!
Vengono
poi i Giapponesi.
Non
sono ancora riuscita a capire se quella loro ruvidezza è segno di cattiva
educazione o di scarsa conoscenza delle usanze europee e conseguente imbarazzo
nel relazionarsi.
Solo
pochissimi Giapponesi salutano o ringraziano scendendo dall’aereo, anche perché
pochissimi di loro conoscono l’Inglese…(e ciò è veramente strano!).
Chi
lo parla, lo fa in maniera quasi incomprensibile ed è una faticaccia
interpretare quei flebili suoni a cui non seguono mai indicazioni gestuali.
Così
ad un certo punto ti stufi e servi loro la prima cosa a portata di mano!
Gli
Arabi sono un po’ pretenziosi e ti vorrebbero sempre a loro disposizione ma, in
generale, non sono sgradevoli né scortesi e ti ringraziano sempre.
Gli
Ebrei sono nella maggioranza dei casi molto rigidi.
Si
infuriano se a bordo, per qualche disguido, non sono presenti i loro pasti
speciali ed in particolare lo fanno i Rabbini, con quelle barbe lunghe e quella
scarsissima comprensione e fiducia negli altri.
Gli
Americani sono gente simpatica, sempre sereni e gioiosi, desiderosi di conversare
e mostrare le proprie conoscenze riguardo al nostro paese.
I
giovani sono spesso bei ragazzi e ragazze. Hanno fisici atletici bocche grandi
e bei denti.
Andando
avanti con l’età, la razza si sciupa un poco e ti può capitare di incontrare persone
dalla fisicità ingombrante, che della loro giovinezza conservano solo il
temperamento ed i bei denti bianchi.
Gli
Inglesi sono un popolo eterogeneo.
Incontrerai
il vero signore, elegante e silenzioso, con la sua copia dell’Herald Tribune e
l’anello nobiliare al mignolo, ma porterai anche la famigliola che vive in periferia, con una marea di bambini, che
non stanno mai fermi e che continuano a masticare orrende caramelle!
Gli
Svizzeri sono tutti nasuti, che parlino Francese e vadano a Ginevra oppure Tedesco
e viaggino per Zurigo.
I
ginevrini sono sempre elegantissimi e costosamente vestiti; le signore
imbellettate e ingioiellate sono sempre impeccabili…ma quanta superbia!
Il
neo però c’è …le cravatte!
Non
ho ancora incontrato uno Svizzero che sia riuscito ad abbinare la giusta
cravatta all’abito e ancora più importante ad acquistare una bella cravatta.
Le
fantasie sono tremende e vanno dagli animaletti ai fiori, dalle forme
geometriche che ti ipnotizzano, a quelle che ti sconcertano!
I
colori poi non hanno limite al cattivo gusto.
Ma
c’è chi direbbe, loro se lo possono permettere.
I
passeggeri più simpatici sono i Tedeschi.
Sempre
allegri e pronti a passare in tua compagnia quel breve lasso di tempo che dura
il volo.
Li
conquisti con un sorriso e una birra fresca e dicendo questo, non intendo
assolutamente sminuirne l’immagine.
Sono
persone piacevoli ed elastiche, non si sgomentano quasi mai davanti agli
imprevisti e non creano quasi mai problemi.
Scendendo
mostrano sempre apprezzamento per le attenzioni ricevute.
Averli
a bordo è davvero un piacere.
Che
dire di noi Italiani?
Impossibile
considerarci in gruppo e troppo lungo analizzarci per tipologie.
Il
nostro è un popolo variopinto e i colori variano dalle alpi scendendo lungo lo
stivale ed ogni colore ha le sue sfumature locali e se ciò non bastasse, umore
e circostanze possono ulteriormente alterare il tutto…
Forse
è questo che ci rende diversi e speciali.
martedì 9 aprile 2013
Peluches sotto i ferri
Oggi, mentre lavoravo al pc, ho letto una notizia simpatica.
Ormai da quasi dieci anni, nella città di Dresda, esiste una clinica per peluches, dove i medici intervengono chirurgicamente sui pelosi animaletti guocattolo dei bambini!
Ma non lasciamoci ingannare!
Non è esattamente come in quegli splendidi negozi dove leggiamo Clinica della bambole e dove il giocattolaio ripara le belle damine, i ferrosi trenini ed i soldatini impettiti del papà!
Qui parliamo di una vera equipe medica, che mostra ai bambini tutto ciò che accade in una sala operatoria, simulando, appunto, un'intervento sui loro peluches.
Tutto ciò allo scopo di ridurre, in età infantile, la paura per gli ospedali e le cure mediche.
Noi da piccoli giocavamo a L'allegro chirurgo...Che lo scopo di quel gioco fosse lo stesso?
lunedì 8 aprile 2013
Con la testa fra le nuvole 4° capitolo
Siamo giunti in fretta al quarto capitolo!
Questo è dedicato proprio ai passeggeri e spero che pochi di voi si riconoscano in questi cliché!
Il passeggero è, come il meteo, l'incognita di ogni viaggio ed anche il bello ed il brutto di questo lavoro!
Senza di loro noi non esisteremmo, con loro a bordo, noi spesso impazziamo!
Leggete e rideteci sù! :-)
Con la testa fra le nuvole
Capitolo quarto
Che dire di voi, Signori passeggeri?
Gioia e tormento di noi hostess?!
Tutti presi dai vostri pensieri spesso dimenticate persino di salutarci ma non scordate mai di impuntarvi su qualche richiesta astrusa.
Eppure sarebbe semplice andare d’accordo con noi assistenti di volo e qualche suggerimento potrei darvelo io stessa.
Il rispetto innanzi tutto!
Questo è dedicato proprio ai passeggeri e spero che pochi di voi si riconoscano in questi cliché!
Il passeggero è, come il meteo, l'incognita di ogni viaggio ed anche il bello ed il brutto di questo lavoro!
Senza di loro noi non esisteremmo, con loro a bordo, noi spesso impazziamo!
Leggete e rideteci sù! :-)
Con la testa fra le nuvole
Capitolo quarto
Che dire di voi, Signori passeggeri?
Gioia e tormento di noi hostess?!
Tutti presi dai vostri pensieri spesso dimenticate persino di salutarci ma non scordate mai di impuntarvi su qualche richiesta astrusa.
Eppure sarebbe semplice andare d’accordo con noi assistenti di volo e qualche suggerimento potrei darvelo io stessa.
Il rispetto innanzi tutto!
Anche noi, spesso, abbiamo i nostri pensieri, abbiamo problemi che ci tormentano la mente o magari semplicemente i piedi che non vogliono più rimanere nelle scarpe…ma non manchiamo mai di accogliervi con un sorriso ed accudirvi al meglio durante tutto il volo.
Così non negateci uno sguardo amichevole o un saluto cortese scendendo dal nostro aereo: per noi è importante!!!
Il briefing di sicurezza è un momento serio e a voi in fondo si richiedono solo pochi minuti di attenzione…ed invece davanti a me vedo solitamente solo una fitta foresta di giornali.
Capisco che di volo in volo abbiate ormai imparato tutto ma …siete sicuri?...proprio tutto?...
Devo talvolta trattenermi dalla voglia matta di fare qualche boccaccia o qualche gesto strano: sono quasi certa che nessuno se ne accorgerebbe!
Nel caso di ritardi o piccoli contrattempi poi date il peggio di voi stessi.
È vero che la hostess rappresenta la compagnia ma è pur vero che la sua vita si svolge da eterna passeggera.
Da quando saliamo sull’aereo a quando finalmente ne discendiamo, dopo l’ultimo volo della giornata, noi si rimane costantemente a bordo, salvo scendere per un veloce caffè o per comprarci qualcosa di più sfizioso dell’insipido pasto di bordo.
Non è colpa nostra se lo scalo ha deciso di imbarcarvi troppo presto e siete costretti ad attendere sul autobus che le operazioni di transito previste ( pulizie, cambio catering, controlli di sicurezza) siano portate a termine.
Non è colpa nostra se qualcuno degli operatori dello scalo tarda a fornirci i suoi servizi.
E non è colpa nostra se il tempo è brutto o se l’area aeroportuale è particolarmente trafficata e si è impossibilitati a decollare o atterrare all’orario stabilito. Che poi, alla fine, non siete mai contenti: se arriviamo tardi è perché vi hanno dovuto aspettare…ma se arriviamo prima è perché dovrete aspettare voi…!
Allora Signori miei, siate cortesi …non strillateci addosso, non rivolgetevi a noi con toni polemici e maleducati.
Purtroppo ogni ritardo, ogni imprevisto tocca voi quanto noi, che dovremo fare le corse fra un volo e l’altro, che dovremo magari saltare il pranzo, che arriveremo magari un’ora più tardi a posare le stanche ossa.
Alla fine la nostra è una vitaccia…sempre in piedi, spesso con le gambe gonfie e sotto il sorriso più affabile la smorfia di dolore per il piede pesto. Mangiamo come i cavalli, soventemente con in mano un panino e l’altra impegnata a sistemare chissà cosa. Ingurgitando le pietanze perché l’appetito c’è ma il tempo manca…
Pioggia, freddo e noi con quell’elegante giacchina verde, il fularino e le scarpe bagnate contenenti due pezzi di ghiaccio, che sono le nostre estremità; ma sempre sorridiamo.
Sole, caldo e ancora noi con l’elegante giacchina verde, il fularino che ci soffoca e la goccina di sudore che scende lentamente lungo la schiena; ma ancora sorridiamo.
Per l’assistente di volo, poi, la toilette è un optional!
Se riesci ad arrivarci ci sarà subito qualche altro bisognoso a bussarti alla porta; oppure proprio in quel momento il Comandante avrà la necessità di parlarti ed è certo che l’aereo incontrerà quel poco di turbolenza prevista, proprio quando la strada verso il bagno sembrava ormai libera…
Eppure amo il mio lavoro...mi piace fermarmi e chiacchierare del più e del meno con la signora, come con il bel giovanotto.
Mi piace scherzare ed essere di aiuto, mi piace essere professionale, ma portare in superficie un po’ di me stessa.
Il più bel complimento che mi è stato fatto?
Per il mio sorriso…un sorriso autentico, naturale, un sorriso di vero piacere…non forzatamente cortese.
Ed io aggiungo tante grazie al mio dentista!!
Il passeggero medio è poco duttile. Una volta assimilati determinati comportamenti diventa per lui difficile rielaborarli e adattarli alle diverse circostanze.
Così un passeggero viziato dal lungo raggio anche per un volo di mezz’ora sentirà il bisogno di togliersi le scarpe.
Il passeggero di business spesso salirà a bordo salutandoci e porgendoci la sua giacca, non realizzando forse che siamo lì per presenziare all’imbarco…non oso pensare che possa averci scambiato per un appendiabito!
Ecco allora la signora che, molto cortesemente, ancora con un piede sulla scaletta, domanderà la sua coppa di champagne prima del decollo…
Ci sono poi i passeggeri che proprio non si rendono conto della tempistica di un volo.
Sono quelli che in fase di atterraggio o decollo sentiranno la necessità di recarsi alla toilette o quelli che, a carrello d’atterraggio aperto, ti chiederanno se è ancora possibile avere quel tè che pocanzi avevano rifiutato con disinteresse.
E infine quelli che non capirò mai: coloro che, guardando il carrello con tutte le bibite esposte, ti chiederanno cosa ci sia da bere e dopo aver ascoltato l’elenco completo, se ne usciranno dicendo:
"Beh, allora solo un bicchiere d’acqua non gasata…"
Che cosa desiderassero di speciale rimarrà per me sempre un mistero!
Una parola va spesa per tutti quei passeggeri che hanno paura di volare e che soffrono di mal d’aria.
Provo molta tenerezza per queste persone.
Chi ha paura di volare generalmente lo palesa quasi subito: è agitato, qualche volta suscettibile e irritato, mostra dispiacere per l’aereo e per il posto assegnatogli.
Poi confesserà che è la prima volta che vola o che volare lo spaventa a morte e tu potrai semplicemente assicurargli che non ha nulla da temere e che in ogni caso sarai sempre a sua disposizione.
Ci sono persone veramente sgomentate dall’idea di volare; esse hanno bisogno di tenerti la mano,di averti lì vicino perché tu possa spiegare loro ogni movimento e rumore dell’aereo; ad ogni cambiamento di moto o altitudine cominciano a tremare come foglie, poi si riprendono e si scusano per la loro debolezza, per tornare ancora a tremare e rannicchiarsi come cuccioli indifesi.
Anche chi soffre l'aereo ha un po' lo stesso comportamento, si sente a disagio e si scusa per il fatto di essersi sentito male. Ora ammetto che assistere un passeggero che è stato male di stomaco non sia la cosa più piacevole del mondo, ma vorrei anche tranquillizzare queste persone sul fatto che sia normale o almeno possibile trovarsi in una situazione del genere e che la nostra preoccupazione è principalmente quella di accudirvi e sostenervi durante il volo, anche e soprattutto nei momenti un po' difficili.
Per cui non vi sentiate in imbarazzo, non scusatevi per una cosa così banale, lasciatevi aiutare, ma…vi prego…il sacchettino lasciatelo lì per terra…non c’è alcun bisogno di consegnarcelo sul momento o scendendo dall’aereo come fosse un regalino!
A quello penseranno le squadre delle pulizie che, munite di guanti, sistemeranno l’aereo e butteranno tutto ciò che è da gettare, compreso il vostro “air sickness bag”. Vi racconterò un piccolo episodio, ma non giudicatemi insensibile, piuttosto, immaginate di essere stati al mio posto e forse capirete la mia posizione: giovanotto di venticinque anni, un po’ robusto, al suo primo volo con destinazione Palermo. Purtroppo il tempo non era dei migliori per cui si soffriva un po’ di turbolenza. Il giovane era molto spaventato ed i passeggeri seduti al suo fianco cercavano insieme a me di tranquillizzarlo e distrarlo dal pensiero del volo. Ormai eravamo quasi con le ruote a terra quando il ragazzo, che aveva resistito fino ad allora, si senti male e rigettò.
Io lo vedevo dalla mia postazione, l’aria persa, sgomenta, colpevole…un po’ lo odiai...ma come potevo non soccorrerlo?!
Mi alzai, lo aiutai, lui era tutto dispiaciuto e vergognoso e continuava a scusarsi. Gli sorrisi e tornai a sedermi. Lui proseguì a pulirsi come meglio poteva.
Quando aprii la porta dell’aereo e cominciai a far scendere i passeggeri, me lo trovai davanti, la maglietta ancora non del tutto smacchiata, un sorriso grato e le due man,i tese verso la mia, manifestavano il desideri di stringerla per ringraziarmi.
Io avevo ancora in mente la scena di poco prima e avrei fatto di tutto per non stringere quelle mani…ma quegli occhi dicevano molto di più e accettai la stretta calorosa.
Vi siete calati un poco nella parte?! Fare l’assistente di volo vuol dire anche questo!
Su..su…non mettetemi il broncio ora!
Ammetto che con voi ci voglia una pazienza infinita e un poco di psicologia (…infantile?!...), ma con la stessa sincerità vi dico che non farei questo lavoro se lo trovassi e vi trovassi così insopportabili.
Anzi…a me piace molto il contatto con la gente ed il mio è un lavoro basato principalmente su questo.
Mi piace colloquiare, accettare consigli, ascoltare esperienze di vita, osservare le persone ed immaginarne il quotidiano, condividere in un volo un pezzetto di vita e presumere, perché no, di comprenderla un poco di più.
Forse questo è un sentimento reciproco perché mi è capitato spesso di essere riconosciuta da alcuni passeggeri e ricordata per l’una o l’altra cosa.
Questo è certamente un risvolto gratificante del mio lavoro.
In volo si creano facilmente situazioni divertenti, anche involontariamente.
Quando per esempio non riesco a sentire le vostre parole a causa del rumore del motore e vi costringo a ripeterle più e più volte. Talvolta mi domando se ci sia un po' di malizia nel sussurrare, anziché scandire chiaramente, soprattutto quando l’ambiente circostante è tutto tranne che silenzioso.
Certa è la mia antipatia per la parola Coca Cola: ogni volta che qualcuno me ne fa richiesta rimango sempre interdetta e temporeggio cercando di rielaborare i suoni percepiti.
In un occasione ho creduto che mi chiedessero una coperta.
Figuratevi l’espressione di questo ragazzo! Fra l’incredulo e il divertito non si capacitava che, alla terza volta, non avessi ancora compreso.
Forse, però, la situazione più sconcertante, è stata quella in cui un gentilissimo passeggero tedesco, che viaggiava in business, mi chiese semplicemente dell’ AKVA:
In quel momento, non so per quale associazione di pensieri, mi figurai il povero signore strisciante sotto il sole cocente del deserto…certo non sarebbe stato felice di incontrarmi lì!
Per poco non scoppiai a ridergli in faccia…ma trattenermi dopo fu impossibile!
Tuttavia qualcosa di più imbarazzante ancora accadde ad una mia cara collega.
Terminato il servizio, si era presa il tempo per andare alla toilette. Una volta risistemata, cercò di aprire la porta e con suo grande sgomento non ci riuscì.
Tentò e ritentò finché non vide altra soluzione se non bussare, cercando di richiamare l’attenzione dei passeggeri.
Finalmente dopo vari tentativi da parte sua e loro, la porta si aprì fra gli applausi dei presenti!
Riuscite ad immaginare la scena?!
Un’altra volta, di nuovo io, scambiai le risaie che si trovano nell’area di Novara per semplici campi allagati dall’incessante pioggia dei giorni precedenti.
Dopo di ché, offrii colazione ai miei colleghi, senza menzionare il fatto ma dicendo solo che dovevo autopunirmi per una certa cosa!
A conti fatti, credo che dobbiate avere più pazienza voi con noi, che non viceversa!
Così non negateci uno sguardo amichevole o un saluto cortese scendendo dal nostro aereo: per noi è importante!!!
Il briefing di sicurezza è un momento serio e a voi in fondo si richiedono solo pochi minuti di attenzione…ed invece davanti a me vedo solitamente solo una fitta foresta di giornali.
Capisco che di volo in volo abbiate ormai imparato tutto ma …siete sicuri?...proprio tutto?...
Devo talvolta trattenermi dalla voglia matta di fare qualche boccaccia o qualche gesto strano: sono quasi certa che nessuno se ne accorgerebbe!
Nel caso di ritardi o piccoli contrattempi poi date il peggio di voi stessi.
È vero che la hostess rappresenta la compagnia ma è pur vero che la sua vita si svolge da eterna passeggera.
Da quando saliamo sull’aereo a quando finalmente ne discendiamo, dopo l’ultimo volo della giornata, noi si rimane costantemente a bordo, salvo scendere per un veloce caffè o per comprarci qualcosa di più sfizioso dell’insipido pasto di bordo.
Non è colpa nostra se lo scalo ha deciso di imbarcarvi troppo presto e siete costretti ad attendere sul autobus che le operazioni di transito previste ( pulizie, cambio catering, controlli di sicurezza) siano portate a termine.
Non è colpa nostra se qualcuno degli operatori dello scalo tarda a fornirci i suoi servizi.
E non è colpa nostra se il tempo è brutto o se l’area aeroportuale è particolarmente trafficata e si è impossibilitati a decollare o atterrare all’orario stabilito. Che poi, alla fine, non siete mai contenti: se arriviamo tardi è perché vi hanno dovuto aspettare…ma se arriviamo prima è perché dovrete aspettare voi…!
Allora Signori miei, siate cortesi …non strillateci addosso, non rivolgetevi a noi con toni polemici e maleducati.
Purtroppo ogni ritardo, ogni imprevisto tocca voi quanto noi, che dovremo fare le corse fra un volo e l’altro, che dovremo magari saltare il pranzo, che arriveremo magari un’ora più tardi a posare le stanche ossa.
Alla fine la nostra è una vitaccia…sempre in piedi, spesso con le gambe gonfie e sotto il sorriso più affabile la smorfia di dolore per il piede pesto. Mangiamo come i cavalli, soventemente con in mano un panino e l’altra impegnata a sistemare chissà cosa. Ingurgitando le pietanze perché l’appetito c’è ma il tempo manca…
Pioggia, freddo e noi con quell’elegante giacchina verde, il fularino e le scarpe bagnate contenenti due pezzi di ghiaccio, che sono le nostre estremità; ma sempre sorridiamo.
Sole, caldo e ancora noi con l’elegante giacchina verde, il fularino che ci soffoca e la goccina di sudore che scende lentamente lungo la schiena; ma ancora sorridiamo.
Per l’assistente di volo, poi, la toilette è un optional!
Se riesci ad arrivarci ci sarà subito qualche altro bisognoso a bussarti alla porta; oppure proprio in quel momento il Comandante avrà la necessità di parlarti ed è certo che l’aereo incontrerà quel poco di turbolenza prevista, proprio quando la strada verso il bagno sembrava ormai libera…
Eppure amo il mio lavoro...mi piace fermarmi e chiacchierare del più e del meno con la signora, come con il bel giovanotto.
Mi piace scherzare ed essere di aiuto, mi piace essere professionale, ma portare in superficie un po’ di me stessa.
Il più bel complimento che mi è stato fatto?
Per il mio sorriso…un sorriso autentico, naturale, un sorriso di vero piacere…non forzatamente cortese.
Ed io aggiungo tante grazie al mio dentista!!
Il passeggero medio è poco duttile. Una volta assimilati determinati comportamenti diventa per lui difficile rielaborarli e adattarli alle diverse circostanze.
Così un passeggero viziato dal lungo raggio anche per un volo di mezz’ora sentirà il bisogno di togliersi le scarpe.
Il passeggero di business spesso salirà a bordo salutandoci e porgendoci la sua giacca, non realizzando forse che siamo lì per presenziare all’imbarco…non oso pensare che possa averci scambiato per un appendiabito!
Ecco allora la signora che, molto cortesemente, ancora con un piede sulla scaletta, domanderà la sua coppa di champagne prima del decollo… Ci sono poi i passeggeri che proprio non si rendono conto della tempistica di un volo.
Sono quelli che in fase di atterraggio o decollo sentiranno la necessità di recarsi alla toilette o quelli che, a carrello d’atterraggio aperto, ti chiederanno se è ancora possibile avere quel tè che pocanzi avevano rifiutato con disinteresse.
E infine quelli che non capirò mai: coloro che, guardando il carrello con tutte le bibite esposte, ti chiederanno cosa ci sia da bere e dopo aver ascoltato l’elenco completo, se ne usciranno dicendo:
"Beh, allora solo un bicchiere d’acqua non gasata…"
Che cosa desiderassero di speciale rimarrà per me sempre un mistero!
Una parola va spesa per tutti quei passeggeri che hanno paura di volare e che soffrono di mal d’aria.
Provo molta tenerezza per queste persone.
Chi ha paura di volare generalmente lo palesa quasi subito: è agitato, qualche volta suscettibile e irritato, mostra dispiacere per l’aereo e per il posto assegnatogli.
Poi confesserà che è la prima volta che vola o che volare lo spaventa a morte e tu potrai semplicemente assicurargli che non ha nulla da temere e che in ogni caso sarai sempre a sua disposizione.
Ci sono persone veramente sgomentate dall’idea di volare; esse hanno bisogno di tenerti la mano,di averti lì vicino perché tu possa spiegare loro ogni movimento e rumore dell’aereo; ad ogni cambiamento di moto o altitudine cominciano a tremare come foglie, poi si riprendono e si scusano per la loro debolezza, per tornare ancora a tremare e rannicchiarsi come cuccioli indifesi.
Anche chi soffre l'aereo ha un po' lo stesso comportamento, si sente a disagio e si scusa per il fatto di essersi sentito male. Ora ammetto che assistere un passeggero che è stato male di stomaco non sia la cosa più piacevole del mondo, ma vorrei anche tranquillizzare queste persone sul fatto che sia normale o almeno possibile trovarsi in una situazione del genere e che la nostra preoccupazione è principalmente quella di accudirvi e sostenervi durante il volo, anche e soprattutto nei momenti un po' difficili.
Per cui non vi sentiate in imbarazzo, non scusatevi per una cosa così banale, lasciatevi aiutare, ma…vi prego…il sacchettino lasciatelo lì per terra…non c’è alcun bisogno di consegnarcelo sul momento o scendendo dall’aereo come fosse un regalino!

A quello penseranno le squadre delle pulizie che, munite di guanti, sistemeranno l’aereo e butteranno tutto ciò che è da gettare, compreso il vostro “air sickness bag”. Vi racconterò un piccolo episodio, ma non giudicatemi insensibile, piuttosto, immaginate di essere stati al mio posto e forse capirete la mia posizione: giovanotto di venticinque anni, un po’ robusto, al suo primo volo con destinazione Palermo. Purtroppo il tempo non era dei migliori per cui si soffriva un po’ di turbolenza. Il giovane era molto spaventato ed i passeggeri seduti al suo fianco cercavano insieme a me di tranquillizzarlo e distrarlo dal pensiero del volo. Ormai eravamo quasi con le ruote a terra quando il ragazzo, che aveva resistito fino ad allora, si senti male e rigettò.
Io lo vedevo dalla mia postazione, l’aria persa, sgomenta, colpevole…un po’ lo odiai...ma come potevo non soccorrerlo?!
Mi alzai, lo aiutai, lui era tutto dispiaciuto e vergognoso e continuava a scusarsi. Gli sorrisi e tornai a sedermi. Lui proseguì a pulirsi come meglio poteva.
Quando aprii la porta dell’aereo e cominciai a far scendere i passeggeri, me lo trovai davanti, la maglietta ancora non del tutto smacchiata, un sorriso grato e le due man,i tese verso la mia, manifestavano il desideri di stringerla per ringraziarmi.
Io avevo ancora in mente la scena di poco prima e avrei fatto di tutto per non stringere quelle mani…ma quegli occhi dicevano molto di più e accettai la stretta calorosa.
Vi siete calati un poco nella parte?! Fare l’assistente di volo vuol dire anche questo!
Su..su…non mettetemi il broncio ora!
Ammetto che con voi ci voglia una pazienza infinita e un poco di psicologia (…infantile?!...), ma con la stessa sincerità vi dico che non farei questo lavoro se lo trovassi e vi trovassi così insopportabili.
Anzi…a me piace molto il contatto con la gente ed il mio è un lavoro basato principalmente su questo.
Mi piace colloquiare, accettare consigli, ascoltare esperienze di vita, osservare le persone ed immaginarne il quotidiano, condividere in un volo un pezzetto di vita e presumere, perché no, di comprenderla un poco di più.
Forse questo è un sentimento reciproco perché mi è capitato spesso di essere riconosciuta da alcuni passeggeri e ricordata per l’una o l’altra cosa.
Questo è certamente un risvolto gratificante del mio lavoro.
In volo si creano facilmente situazioni divertenti, anche involontariamente.
Quando per esempio non riesco a sentire le vostre parole a causa del rumore del motore e vi costringo a ripeterle più e più volte. Talvolta mi domando se ci sia un po' di malizia nel sussurrare, anziché scandire chiaramente, soprattutto quando l’ambiente circostante è tutto tranne che silenzioso.
Certa è la mia antipatia per la parola Coca Cola: ogni volta che qualcuno me ne fa richiesta rimango sempre interdetta e temporeggio cercando di rielaborare i suoni percepiti.
In un occasione ho creduto che mi chiedessero una coperta.
Figuratevi l’espressione di questo ragazzo! Fra l’incredulo e il divertito non si capacitava che, alla terza volta, non avessi ancora compreso.
Forse, però, la situazione più sconcertante, è stata quella in cui un gentilissimo passeggero tedesco, che viaggiava in business, mi chiese semplicemente dell’ AKVA:
"Come Signore?"
"Akva, per favore."
"Può ripetere per cortesia, non ho capito…"
"Akva, Signorina."
"Vodka, Signore? Mi spiace non l’abbiamo."
"Akva, akva…!"
"Non so, Signore, non l’abbiamo!" Lo guardai con aria persa!
"AKVA, AKVA !!" Continuò a ripetere ormai disperato e finalmente indicando la bottiglia sul carrello-bar.
"Ah…ACQUA Signore!" Pronunciai io in perfetto italiano e con tono di sollievo.
In quel momento, non so per quale associazione di pensieri, mi figurai il povero signore strisciante sotto il sole cocente del deserto…certo non sarebbe stato felice di incontrarmi lì!
Per poco non scoppiai a ridergli in faccia…ma trattenermi dopo fu impossibile!
Tuttavia qualcosa di più imbarazzante ancora accadde ad una mia cara collega.
Terminato il servizio, si era presa il tempo per andare alla toilette. Una volta risistemata, cercò di aprire la porta e con suo grande sgomento non ci riuscì.
Tentò e ritentò finché non vide altra soluzione se non bussare, cercando di richiamare l’attenzione dei passeggeri.
Finalmente dopo vari tentativi da parte sua e loro, la porta si aprì fra gli applausi dei presenti!
Riuscite ad immaginare la scena?!
Un’altra volta, di nuovo io, scambiai le risaie che si trovano nell’area di Novara per semplici campi allagati dall’incessante pioggia dei giorni precedenti.
"Come mai tutta quest’acqua, Signorina?" Mi chiese un passeggero in prima fila.
"Ha piovuto molto Signore ed il terreno non ha ancora assorbito l’acqua ricevuta."
Risposi io, che non avevo mai visto le risaie allagate; poi, vedendo come il cielo si specchiava sull’acqua, aggiunsi serafica:
"Ha visto che spettacoli offre il nostro paese?"
Un po' più in giù, un’altra passeggera mi domandò:
"Sono risaie queste o è tutto dovuto alla pioggia?"
Un campanellino d’allarme suonò nella mia mente…risaie?!
"No Signora, ha solo piovuto molto" Ma rimuginavo…
Poi ancora un passeggero, in ultima file, mi fece la stessa domanda.
Cosa fare?!
………………………..
"Beh…Signore… in parte sono risaie… in parte… campi allagati dalla pioggia!"
Optai per la via di mezzo!
Poi corsi a sedermi e non mi alzai più fino all’arrivo al parcheggio.
Dopo di ché, offrii colazione ai miei colleghi, senza menzionare il fatto ma dicendo solo che dovevo autopunirmi per una certa cosa!
A conti fatti, credo che dobbiate avere più pazienza voi con noi, che non viceversa!
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